Demetrio, Parigi, Hérissant, 1780

 SCENA VIII
 
 ALCESTE con due comparse, che portano manto e corona, e detti
 
 ALCESTE
 Permetti che al tuo piede... (Inginocchiandosi)
 FENICIO
                                                     Alceste, oh dei!
 Che fai? Che chiedi?
 ALCESTE
                                         Il nostro re tu sei.
 FENICIO
 Come! Sorgi.
 ALCESTE
                           Signor, per me t'invia
 queste reali insegne
1510la saggia Cleonice. Ella t'attende
 di quelle adorno a celebrar nel tempio
 teco il regio imeneo. Sdegnar non puoi
 del fortunato avviso
 Alceste apportator. So ch'egualmente
1515cari a Fenicio sono
 il messaggier, la donatrice e il dono.
 FENICIO
 Né pensò la regina
 quanto ineguale a lei
 sia Fenicio d'età?
 ALCESTE
                                   Pensò che in altri
1520più senno e maggior fede
 ritrovar non potea. Con questa scelta
 la magnanima donna
 mille cose compì. Premia il tuo merto;
 fa mentire i maligni;
1525provvede al regno; il van desio delude
 di tanti ambiziosi...
 MITRANE
                                       E calma in parte
 le gelose tempeste
 nel dubbio cor dell'affannato Alceste.
 FENICIO
 Ecco l'unico evento a cui quest'alma
1530preparata non era.
 OLINTO
                                     Ognun sospira
 di vedere il suo re. Consola, o padre,
 gli amici impazienti,
 il popolo fedel, Seleucia tutta
 che freme di piacer.
 FENICIO
                                        Precedi, Olinto,
1535al tempio i passi miei. Di' che fra poco
 vedranno il re. Meco Mitrane e Alceste
 rimangano un momento.
 OLINTO
 (Purché Alceste non goda, io son contento). (Parte)
 FENICIO
 Numi del ciel, pietosi numi, io tanto
1540non bramavo da voi. Cure felici!
 Fortunato sudor! Finisco, Alceste,
 d'esserti padre. In queste braccia accolto
 più col nome di figlio
 esser non puoi. Son queste
1545l'ultime tenerezze. (L’abbraccia)
 ALCESTE
                                      E per qual fallo
 io tanto ben perdei?
 FENICIO
 Son tuo vassallo ed il mio re tu sei. (S’inginocchia)
 ALCESTE
 Sorgi, che dici?
 MITRANE
                               Oh generoso!
 FENICIO
                                                          Alfine
 riconosci te stesso. In te respira
1550di Demetrio la prole. Il vero erede
 vive in te della Siria. A questo giorno
 felice io ti serbai. Se a me non credi,
 credi a te stesso, all'indole reale,
 al magnanimo cor, credi alla cura
1555ch'ebbi degli anni tuoi, credi al rifiuto
 d'un'offerta corona e credi a queste,
 che m'inondan le gote,
 lagrime di piacer.
 ALCESTE
                                    Ma fino ad ora,
 signor, perché celarmi
1560la sorte mia?
 FENICIO
                           Tutto saprai. Concedi
 che un momento io respiri. Oppresso il core
 dal contento impensato
 niega alla vita il ministero usato.
 
    Giusti dei, da voi non chiede
1565altro premio il zelo mio;
 coronata ho la mia fede,
 non mi resta che morir.
 
    Fato reo, felice sorte
 non pavento e non desio;
1570e l'aspetto della morte
 non può farmi impallidir. (Parte seguito da quelli che portano le insegne reali)