L’Issipile, Venezia, Bettinelli, 1733

 SCENA X
 
 GIASONE che dorme e LEARCO
 
 LEARCO
 Abbastanza finora
 malvagio io fui. Di variar costume
 dopo tanti perigli
635omai tempo saria. Son stanco alfine
 di tremar sempre al precipizio appresso,
 d'ammirar gli altri e d'abborrir me stesso.
 Ma che veggo? Il rivale
 dorme colà. Felice te! Nascesti
640sotto un astro benigno. A te si serba
 la bella mia nemica. Io disperato
 pianger dovrò; fra gli amorosi amplessi
 tu riderai di me. Né poca parte
 fia delle gioie tue la mia sventura.
645Oh imagine crudele
 che mi lacera il cor! No. Non si lasci
 la vita a chi m'uccide. (Impugna uno stile)
 Mori... Che fo? Son questi (Vuol ferirlo e si pente)
 quei sensi generosi onde poc'anzi
650riprendeva me stesso? (Resta pensoso)