Issipile, Parigi, Quillau, 1755

 SCENA VI
 
 RODOPE e poi LEARCO
 
 RODOPE
 Ma i numi in ciel che fanno? Un sol fra loro
 non ve n'ha che protegga
 questa terra infelice? Oh infausta notte!
145Oh terror... Ma... Traveggo?
 Learco?
 LEARCO
                  Ah non scoprirmi.
 Taci, Rodope.
 RODOPE
                            Oh dei! Tu vivi? Ognuno
 ti pianse estinto.
 LEARCO
                                  Ad ingannar Toante
 tal mensogna inventai.
 RODOPE
                                            Chi mai ti guida
150sconsigliato a perir? Fuggi.
 LEARCO
                                                    Un momento
 mi sia permesso almeno
 di vagheggiarti.
 RODOPE
                                Eh d'ingannarmi adesso
 non è tempo, Learco. È il tuo ritorno
 smania di gelosia. Saputo avrai
155che al prence di Tessaglia
 Issipile si stringe; e qualche nera
 machina ordisci.
 LEARCO
                                  Ah così reo non sono.
 RODOPE
 Non più. Salvati; fuggi. Il nuovo giorno
 tutti gli uomini estinti
160qui troverà. Se ne giurò lo scempio
 dalle offese di Lenno
 barbare abitatrici. E questa è l'ora
 congiurata alla strage.
 LEARCO
                                           E tu mi credi
 semplice tanto? Ad atterrirmi inventa
165argomento miglior.
 RODOPE
                                      Credimi; fuggi.
 Ti perdi, se disprezzi
 la mia pietà.
 LEARCO
                          La tua pietade ancora,
 perdonami, è sospetta. Esser tradita
 da me supponi e nella mia salvezza
170t'interessi a tal segno? Ah mal si crede
 una virtù che l'ordinario eccede.
 RODOPE
 
    Perché l'altrui misura
 ciascun dal proprio core,
 confonde il nostro errore
175la colpa e la virtù.
 
    Se credi tu con pena
 pietà nel petto mio,
 credo con pena anch'io
 che un traditor sei tu. (Parte)