Issipile, Parigi, Quillau, 1755

 SCENA IX
 
 LEARCO e poi TOANTE
 
 LEARCO
 Che ascoltai! Dunque il vero
 Rodope mi narrò. Che bell'inganno
245se me, del padre invece, al suo ritorno
 Issipile trovasse! Allor potrei
 deluderla, rapirla... È ver... Ma come...
 Sì. La frode ingegnosa
 amor mi suggerisce. Ardir. Toante,
250Toante. Ove si cela? (Avvicinandosi al bosco)
 TOANTE
                                        (Ignota voce
 ripete il nome mio;
 che fia?)
 LEARCO
                    Misera figlia! Il padre istesso
 non volendo l'uccide. (Affettando compassione)
 TOANTE
                                          Olà che dici?
 Chi compiangi? Chi sei?
 LEARCO
                                                Se il re non trovo, (Finge non udirlo)
255Issipile si perde.
 TOANTE
 Perché? Parla. Son io.
 LEARCO
                                          Lode agli dei.
 Fuggi, fuggi da questa
 empia reggia, mio re. Che qui t'ascondi
 già si dubita in Lenno. Or or verranno
260le congiurate donne; e fia punita,
 se il sospetto s'avvera,
 la pietà della figlia.
 TOANTE
                                      Io voglio almeno
 morire in sua difesa.
 LEARCO
                                         Ah se tu l'ami,
 affrettati a fuggir. Non v'è di questa
265difesa più sicura.
 TOANTE
 E a chi di tanta cura
 son debitor?
 LEARCO
                          Non mi conosci! Io... sono...
 Deh parti. Fra quei rami
 veggo già lampeggiar l'armi rubelle.
 TOANTE
270Vi placherete mai, barbare stelle! (Parte frettoloso)