Issipile, Parigi, Quillau, 1755

 SCENA XIII
 
 GIASONE, con spada nuda seguitando alcune amazzoni, e dette
 
 GIASONE
 Invano all'ira mia (Di dentro)
 d'involarvi sperate. (Esce) Eccovi... (Nell’atto d’assalire Issipile, la conosce)
 EURINOME, RODOPE
                                                                   Oh numi!
 GIASONE
 Sposa!
 ISSIPILE
                Principe!
 GIASONE
                                    È questa
 pur la reggia di Lenno o son le sponde
315dell'inospita Libia?
 ISSIPILE
                                      Amato prence,
 qual nume ti salvò?
 GIASONE
                                       Vengo alle nozze
 e mi trovo fra l'armi!
 ISSIPILE
                                         Almen dovevi
 avvertir che giungesti.
 GIASONE
                                            Anzi sperai
 d'un improvviso arrivo
320più gradito il piacer. Lo stuol seguace
 perciò lascio alle navi e della reggia
 prendo solo il camin. Da schiera armata
 assalito mi sento. Il brando stringo,
 fugo chi m'assalì. Cieco di sdegno
325m'inoltro in queste soglie; e quando credo
 la schiera insidiosa
 raggiungere, punir, trovo la sposa.
 ISSIPILE
 Rodope, va'. Prescrivi
 che del tessalo prence
330si rispetti la vita. Il nostro voto
 solo i Lenni comprende. (Parte Rodope)
 GIASONE
 Di qual voto si parla?
 EURINOME
                                          Il sesso ingrato
 fu punito da noi. Non vive un solo
 fra gli uomini di Lenno.
 GIASONE
                                              Oh stelle! E come
335eseguir si poté sì reo disegno?
 ISSIPILE
 Agevolò l'impresa
 la stanchezza e la notte. Altri all'acciaro,
 offrendolo agli amplessi, il seno offerse;
 nelle tazze fallaci
340altri bevve la morte; altri nel sonno
 spirò trafitto; in cento guise e cento
 si vestì d'amicizia il tradimento.
 GIASONE
 Io gelo! E 'l padre?
 ISSIPILE
                                     Anch'ei spirò, confuso
 nella strage comun. (Se scopro il vero,
345espongo il genitor).
 GIASONE
                                      Dunque i soggiorni
 delle furie son questi. Ah vieni altrove
 aure meno crudeli, amata sposa, (La prende per mano)
 a respirar con me. Più fausti auspici
 abbia il nostro imeneo. Del re trafitto
350invendicato il sangue
 non resterà. Ne giuro
 memorabil vendetta a tutti i numi.
 EURINOME
 Il nome della rea
 basterà per placarti.
 GIASONE
355Perché?
 EURINOME
                  Cara è a Giasone. Avrà da lui
 e perdono e pietà.
 GIASONE
                                    Sarò crudele
 contro qualunque sia. Così mi serbi
 i dolci affetti amore
 di questa a cui commise
360il fren de' miei pensieri.
 EURINOME
                                               Ella l'uccise.
 GIASONE
 Chi?
 EURINOME
             La tua sposa.
 ISSIPILE
                                       (Oh dio!)
 GIASONE
                                                           Parla. Difendi,
 idol mio, la tua gloria.
 Un delitto sì nero
 è vero o no?
 ISSIPILE
                         (Che duro passo!) È vero. (Prima di rispondere guarda Eurinome)
 GIASONE
365Come! (Abbandona la mano d’Issipile e resta immobile)
 ISSIPILE
                 (È forza soffrir).
 GIASONE
                                                 Sogno o deliro?
 Qual voce il cor m'offese?
 Issipile parlò? Giasone intese?
 EURINOME
 Or s'adempia il tuo voto. Il re tradito
 vendica pur, se vuoi.
 GIASONE
                                         Vi sono in terra
370alme sì ree!
 ISSIPILE
                         Non condannar per ora,
 mio ben, la sposa tua.
 GIASONE
                                          Scostati, fuggi.
 Tu mia sposa? Io tuo bene? E chi potrebbe
 della strage paterna ancor fumante
 stringer mai quella destra? Esser mi sembra
375complice del tuo fallo,
 se l'aure che respiri anch'io respiro;
 e mi sento gelar, quando ti miro. (Nel partir si ferma vicino alla scena e guarda con meraviglia Issipile)
 ISSIPILE
 (Quanto mi costi, o padre!)
 GIASONE
                                                    Ov'è chi dice
 che palesa il sembiante
380l'immagine del cor? Creda a costei;
 la dolcezza mentita
 di que' sguardi fallaci
 venga a mirar.
 ISSIPILE
                              Perché mi guardi e taci?
 GIASONE
 
    Ti vo cercando in volto
385di crudeltade un segno;
 ma ritrovar nol so.
 
    Tanto nel cor sepolto
 un contumace sdegno
 dissimular si può. (Parte)