Issipile, Parigi, Quillau, 1755

 SCENA X
 
 GIASONE che dorme e poi LEARCO
 
 LEARCO
 A bastanza finora
 malvagio io fui. Di variar costume
 dopo tanti perigli
635ormai tempo saria. Son stanco alfine
 di tremar sempre al precipizio appresso,
 d'ammirar gli altri e d'abborrir me stesso.
 Ma che veggo? Il rivale
 dorme colà. Felice te! Nascesti
640sotto un astro benigno. A te si serba
 la bella mia nemica. Io disperato
 pianger dovrò; fra gli amorosi amplessi
 tu riderai di me. Né poca parte
 fia delle gioie tue la mia sventura.
645Oh immagine crudele
 che mi lacera il cor! No. Non si lasci
 la vita a chi m'uccide. (Impugna uno stile)
 Mori... Che fo? Son questi (Vuol ferirlo e si pente)
 que' sensi generosi, onde poc'anzi
650riprendeva me stesso? (Resta pensoso)