Didone abandonata, Napoli, Ricciardo, 1724

 SCENA X
 
 Atrio.
 
 ENEA, poi ARASPE
 
 ENEA
 Fra il dovere e l'affetto
 ancor dubioso in seno ondeggia il core.
 Purtroppo il mio valore
875all'impero servì d'un bel sembiante.
 Ah una volta l'eroe vinca l'amante.
 ARASPE
 Di te finora in traccia
 scorsi la regia.
 ENEA
                             Amico
 vieni fra queste braccia.
 ARASPE
880Allontanati Enea, son tuo nemico;
 snuda, snuda quel ferro, (Snuda la spada)
 guerra con te, non amicizia io voglio.
 ENEA
 Tu di Iarba all'orgoglio
 prima m'involi e poi
885guerra mi chiedi ed amistà non vuoi?
 ARASPE
 T'inganni, allor difesi
 la gloria del mio re, non la tua vita.
 Con più nobil ferita
 rendergli a me s'aspetta
890quella che tolsi a lui giusta vendetta.
 ENEA
 Enea stringer l'acciaro
 contro il suo difensor!
 ARASPE
                                           Olà che tardi?
 ENEA
 La mia vita è tuo dono.
 Prendila pur se vuoi, contento io sono.
895Ma ch'io debba a tuo danno armar la mano
 generoso guerrier lo speri invano.
 ARASPE
 Se non impugni il brando
 a ragion ti dirò codardo e vile.
 ENEA
 Questa ad un cor virile
900vergognosa minaccia Enea non soffre.
 Ecco per sodisfarti io snudo il ferro.
 Ma prima i sensi miei
 odan gli uomini tutti e tutti i dei.
 Io son d'Araspe amico,
905io debbo la mia vita al suo valore.
 Ad onta del mio core
 discendo al gran cimento
 di codardia tacciato
 e per non esser vil mi rendo ingrato. (Cominciano a battersi)