Issipile, Parigi, Quillau, 1755

 SCENA IV
 
 GIASONE con argonauti e dette
 
 GIASONE
 Issipile mio ben, qual nuovo affanno
965oscura i lumi tuoi?
 ISSIPILE
                                     Sposo adorato,
 opportuno giungesti. Ah puoi tu solo
 consolarmi, se vuoi. Corri... Difendi...
 Abbi pietà di me.
 GIASONE
                                   Spiegati. Ancora
 intenderti non so.
 ISSIPILE
                                    Toante... Il padre...
970Learco... Ah mi confondo.
 RODOPE
                                                 Al mar conduce
 il traditor Learco
 incatenato il re.
 GIASONE
                                L'istesso è forse...
 ISSIPILE
 Sì, quel Learco istesso
 che te dal sonno oppresso
975svenar tentò; ma trattenuto, almeno
 funestar co' sospetti
 volle la nostra pace.
 GIASONE
                                      Anima rea.
 ISSIPILE
 Principe generoso, ecco un'impresa
 degna di te. Tu conservar mi puoi
980il caro genitor. Perdi la sposa,
 se lui non salvi. È ad un sol filo unita
 la vita di Toante e la mia vita.
 GIASONE
 Lasciami il peso, o cara,
 di punire il fellon. Ma tu rasciuga
985le lagrime dolenti. Al mio coraggio
 è troppo gran periglio
 il vederti di pianto umido il ciglio.
 
    Care luci che regnate
 sugli affetti del mio cor,
990non piangete, se volete
 ch'io conservi il mio valor.
 
    Tal pietà se in me destate
 con quel tenero dolor,
 non m'avanza più costanza
995per vestirmi di rigor.