Issipile, Parigi, Quillau, 1755

 SCENA VI
 
 RODOPE ed EURINOME
 
 RODOPE
1010Io mi perdo in sì grande
 numero di sventure.
 EURINOME
                                        Il figlio mio,
 Rodope, dove andò?
 RODOPE
                                        Pensa, inumana,
 pensa a te stessa. Al vincitor t'ascondi,
 se t'è cara la vita.
 EURINOME
                                  Io non la curo,
1015se non trovo Learco.
 RODOPE
                                       Un nome oblia
 ch'odio è del mondo e tua vergogna e mia.
 EURINOME
 Tanto sdegno perché? Tu lo salvasti...
 RODOPE
 E ne sento dolor.
 EURINOME
                                  Spero che sia
 simulata quest'ira. Un'altra volta
1020dicesti ancor che lo bramavi oppresso;
 e l'adoravi allor.
 RODOPE
                                Ma l'odio adesso.
 
    Odia la pastorella
 quanto bramò la rosa,
 perché vicino a quella
1025la serpe ritrovò.
 
    Né il vol mai più raccoglie
 l'augel tra quelle foglie
 dove invischiò le piume
 e appena si salvò. (Parte)