Didone abbandonata, Torino, Reale, 1757, I

 SCENA V
 
 IARBA sotto nome d’Arbace ed ARASPE con seguito de’ mori. Comparse, che conducono tigri, leoni e portano altri doni per presentare alla regina, e detti
 
  Mentre Didone servita da Osmida va sul trono, fra loro, non intesi dalla medesima, dicono Iarba ed Araspe:
 
 ARASPE
 Vedi, mio re...
 IARBA
                             T'accheta.
 Fin che dura l'inganno,
130chiamami Arbace e non pensare al trono;
 per ora io non son Iarba e re non sono.
 Didone, il re de' Mori
 a te de' cenni suoi
 me suo fedele apportator destina;
135io te l'offro qual vuoi,
 tuo sostegno in un punto o tua ruina.
 Queste, che miri intanto,
 spoglie, gemme, tesori, uomini e fere,
 che l'Africa soggetta a lui produce,
140pegni di sua grandezza in don t'invia.
 Nel dono impara il donator qual sia.
 DIDONE
 Mentre io n'accetto il dono,
 larga mercede il tuo signor riceve;
 ma s'ei non è più saggio,
145quel ch'ora è don può divenire omaggio.
 (Come altero è costui!) Siedi e favella.
 ARASPE
 (Qual ti sembra, o signor?)
 IARBA
                                                    (Superba e bella).
 Ti rammenta, o Didone,
 qual da Tiro venisti e qual ti trasse
150disperato consiglio a questo lido.
 Del tuo germano infido
 alle barbare voglie, al genio avaro
 ti fu l'Africa sol schermo e riparo.
 Fu questo, ove s'innalza
155la superba Cartago, ampio terreno
 dono del mio signor e fu...
 DIDONE
                                                  Col dono
 la vendita confondi...
 IARBA
 Lascia pria ch'io favelli e poi rispondi.
 DIDONE
 (Che ardir!)
 OSMIDA
                          (Soffri).
 IARBA
                                            Cortese
160Iarba il mio re le nozze tue richiese;
 tu ricusasti, ei ne soffrì l'oltraggio,
 perché giurasti allora
 che al cener di Sicheo fede serbavi.
 Or sa l'Africa tutta
165che dall'Asia distrutta Enea qui venne,
 sa che tu l'accogliesti e sa che l'ami;
 né soffrirà che venga
 a contrastar gli amori
 un avanzo di Troia al re de' Mori.
 DIDONE
170E gli amori e gli sdegni
 fian del pari infecondi.
 IARBA
 Lascia pria ch'io finisca e poi rispondi.
 Generoso il mio re, di guerra invece,
 t'offre pace, se vuoi;
175e in emenda del fallo
 brama gli affetti tuoi, chiede il tuo letto,
 vuol la testa d'Enea.
 DIDONE
                                       Dicesti?
 IARBA
                                                         Ho detto.
 DIDONE
 Dalla reggia di Tiro
 io venni a queste arene
180libertade cercando e non catene.
 Prezzo de' miei tesori
 e non già del tuo re Cartago è dono.
 La mia destra, il mio core
 quando a Iarba negai,
185d'esser fida allo sposo allor pensai.
 Or più quella non son...
 IARBA
                                             Se non sei quella...
 DIDONE
 Lascia pria ch'io risponda e poi favella.
 Or più quella non son; variano i saggi
 a seconda de' casi i lor pensieri.
190Enea piace al mio cor, giova al mio trono
 e mio sposo sarà.
 IARBA
                                  Ma la sua testa...
 DIDONE
 Non è facil trionfo, anzi potrebbe
 costar molti sudori
 quest'avanzo di Troia al re de' Mori.
 IARBA
195Se 'l mio signore irriti,
 verranno a farti guerra
 quanti Getuli e quanti
 Numidi e Garamanti Africa serra.
 DIDONE
 Pur che sia meco Enea, non mi confondo;
200vengano a questi lidi
 Garamanti, Numidi, Africa e 'l mondo.
 IARBA
 Dunque dirò...
 DIDONE
                              Dirai
 che amoroso nol curo,
 che nol temo sdegnato.
 IARBA
205Pensa meglio, o Didone.
 DIDONE
                                               Ho già pensato. (Si levano da sedere)
 
    Son regina e sono amante
 e l'impero io sola voglio
 del mio soglio e del mio cor.
 
    Darmi legge invan pretende
210chi l'arbitrio a me contende
 della gloria e dell'amor. (Parte)