Issipile, Torino, Reale, 1757

 SCENA PRIMA
 
  Di nuovo parte del giardino reale con fontane rustiche da’ lati e boschetto sacro a Diana nel mezzo. Notte.
 
 EURINOME e LEARCO in disparte
 
 EURINOME
 Ah! Che per tutto io veggo
 qualche oggetto funesto
 che rinfaccia a quest'alma i suoi furori.
 Voi, solitari orrori,
410da' seguaci rimorsi
 difendete il mio cor. Ditemi voi
 che per me più non erra invendicata
 l'ombra del figlio mio, che più di Lete
 non sospira il tragitto,
415e che val la sua pace il mio delitto.
 LEARCO
 (Ecco Issipile. Ardire). (Esce dal bosco)
 EURINOME
                                             Alcun s'appressa.
 Numi! Chi giunge mai?
 LEARCO
 Cara. (Credendola Issipile la prende per la mano)
 EURINOME
               Chi sei? Qual voce! (Scostandosi da Learco spaventata)
 LEARCO
                                                    (Ah m'ingannai). (Torna nel bosco)
 EURINOME
 Misera me! Qual gelo
420per le vene mi scorre? È di Learco
 quella voce che intesi. Ah dove sei?
 Non celarti al mio sguardo.
 Spiegami il tuo ritorno.
 Parla. Che vuoi? Perché mi giri intorno?
 
425   Ombra diletta
 del caro figlio esangue,
 non chiedermi vendetta,
 l'avesti già da me.
 
    Qual pace mai
430e qual riposo avrai,
 se non ti basta il sangue
 che si versò per te? (Va agitata per la scena cercando il figlio)