Issipile, Torino, Reale, 1757

 SCENA VIII
 
  Lido del mare con navi di Learco e ponte per cui si ascende ad una di esse. Da un lato rovine del tempio di Venere, dall’altro avanzi d’un antico porto di Lenno.
 
 GIASONE, ISSIPILE, RODOPE, con seguito d’argonauti. LEARCO e TOANTE su la nave
 
 GIASONE
1045Issipile, respira;
 giungemmo il traditor. Compagni, in quegli
 insidiosi legni
 secondate i miei passi. Io chiedo a voi
 furore e crudeltà. S'ardan le vele,
1050si sommergan le navi. Orrida sia
 a tal segno la strage
 che appaia all'altrui ciglio
 di quel perfido sangue il mar vermiglio. (Learco comparisce su la poppa della nave, tenendo con la sinistra per un braccio l’incatenato Toante ed impugnando uno stile nella destra sollevata in atto di ferirlo)
 LEARCO
 Sì, ma quel di Toante
1055si cominci a versar.
 ISSIPILE
                                      Fermati.
 RODOPE
                                                         Indegno!
 GIASONE
 Qual furor ti trasporta?
 ISSIPILE
 Padre... Sposo... Learco... Oh dei! Son morta.
 LEARCO
 Issipile, che giova
 l'affliggersi così? Della sua vita
1060arbitra sei. Su questa nave ascendi
 sposa a Learco. Il mio costante amore
 premi la figlia; e 'l genitor non muore.
 ISSIPILE
 Che ascolto, o sposo!
 GIASONE
                                        E proferire ardisci
 il patto scellerato, anima rea?
1065Ah! Raffrenar non posso
 il mio giusto furor. (In atto di snudar la spada)
 ISSIPILE
                                      Pietà, Giasone. (Trattenendolo)
 L'empio trafigge il padre,
 se tenti d'assalirlo.
 GIASONE
                                     Ah! Ch'io mi sento
 tutte le furie in sen.
 LEARCO
                                       Vedi, o Toante,
1070quella tenera figlia
 come corre a salvarti. I suoi disprezzi
 paghi il tuo sangue. Ho tollerato assai. (In atto di ferire)
 ISSIPILE
 Eccomi, non ferir. (S’affretta verso la nave)
 TOANTE
                                     Figlia, che fai?
 Potesti a questo segno (Issipile si ferma)
1075scordarti di te stessa? Ah! Non credea
 che Issipile dovesse
 farmi arrossir. D'un talamo reale
 all'onor, non al letto
 d'un infame pirata io t'educai.
1080E divenir tu vuoi
 madre di scellerati e non d'eroi?
 ISSIPILE
 Dunque un'altra m'addita
 miglior via di salvarti.
 TOANTE
                                           Eccola. Intatto
 custodisci l'onor del sangue mio.
1085Non pensar che d'un padre
 già ti costi la vita; o te ne renda
 più gelosa custode un tal pensiero.
 Col tuo sposo fedele
 vivi e regna per me. Se a voi s'accresce
1090la vita che m'avanza,
 abbastanza regnai, vissi abbastanza.
 RODOPE
 Oh forte!
 GIASONE
                    Oh generoso!
 ISSIPILE
                                               E non ti muove
 tanta virtù, Learco?
 LEARCO
                                       Anzi m'irrita.
 ISSIPILE
 Dunque?
 LEARCO
                     Vieni o l'uccido.
 ISSIPILE
                                                    Ah! Questo pianto
1095ti faccia impietosir. Del mio rifiuto
 ti vendicasti assai. Basta, Learco,
 basta così. Non sei contento ancora?
 Vuoi vedermi al tuo piede
 miserabile oggetto in questo lido?
1100Eccomi a' piedi tuoi. (S’inginocchia)
 LEARCO
                                          Vieni o l'uccido.
 ISSIPILE
 Sì verrò, traditor. Verrò ma quanto
 d'orribile ha l'inferno (S’alza furiosa)
 meco verrà. Delle abborrite nozze
 fia pronuba Megera, auspice Aletto.
1105Io delle furie tutte,
 io sarò la peggior. Verrò, ma solo
 per strapparti dal seno,
 mostro di crudeltà, quel core infido.
 Scellerato, verrò.
 LEARCO
                                  Vieni o l'uccido. (Con isdegno in atto di ferire)
 ISSIPILE
 
1110   Eccomi, non ferir. (A Learco)
 Numi, pietà non v'è?
 Ricordati di me. (A Giasone)
 Morir mi sento.
 
    Ha ben di sasso il cor
1115chi senza lagrimar
 ha forza di mirar
 questo tormento. (Issipile piangendo s’incammina lentamente alla nave e va rivolgendosi a riguardar con tenerezza Giasone)
 
 GIASONE
 Sposa, così mi lasci? Empio. Vorrei...
 Fremo... Non ho consiglio...
1120Barbari dei!... (Mentre Giasone va smaniando per la scena, esce frettolosa Eurinome)