Didone abbandonata, Torino, Reale, 1757, I

 SCENA IX
 
 Cortile.
 
 SELENE, ENEA
 
 ENEA
 Già tel dissi, Selene;
 male interpreta Osmida i sensi miei.
 Ah piacesse agli dei
 che Dido fosse infida e ch'io potessi
295figurarmela infida un sol momento!
 Ma saper che m'adora
 e doverla lasciar, questo è il tormento.
 SELENE
 Sia qual vuoi la cagione
 che ti sforza a partir, per pochi istanti
300t'arresta almeno e di Nettuno al tempio
 vanne. La mia germana
 vuol colà favellarti.
 ENEA
 Sarà pena l'indugio.
 SELENE
                                        Odila e parti.
 ENEA
 Ed a colei che adoro
305darò l'ultimo addio?
 SELENE
                                        (Taccio e non moro!)
 ENEA
 Piange Selene!
 SELENE
                              E come
 quando parli così non vuoi ch'io pianga?
 ENEA
 Lascia di sospirar. Sola Didone
 ha ragion di lagnarsi al partir mio.
 SELENE
310Abbiam l'istesso cor Didone ed io.
 ENEA
 Tanto per lei t'affliggi?
 SELENE
 Ella in me così vive,
 io così vivo in lei
 che tutti i mali suoi son mali miei.
 ENEA
315Generosa Selene, i tuoi sospiri
 tanta pietà mi fanno
 che scordo quasi il mio nel vostro affanno.
 SELENE
 Se mi vedessi il core,
 forse la tua pietà saria maggiore.