Issipile, Parigi, Hérissant, 1780

 SCENA X
 
 GIASONE, che dorme, e poi LEARCO
 
 LEARCO
 Abbastanza finora
 malvagio io fui. Di variar costume
 dopo tanti perigli
635ormai tempo saria. Son stanco alfine
 di tremar sempre al precipizio appresso,
 d'ammirar gli altri e d'abborrir me stesso.
 Ma che veggo! Il rivale
 dorme colà. Felice te! Nascesti
640sotto un astro benigno. A te si serba
 la bella mia nemica; io disperato
 pianger dovrò. Fra gli amorosi amplessi
 tu riderai di me; né poca parte
 fia delle gioie tue la mia sventura.
645Oh immagine crudele
 che mi lacera il cor! No; non si lasci
 la vita a chi m'uccide. (Impugna uno stile)
 Mori... (Vuol ferirlo e si pente) Che fo? Son questi
 que' sensi generosi onde poc'anzi
650riprendeva me stesso? (Resta pensoso)