Adriano in Siria, Madrid, Scrivano, 1757

 SCENA II
 
 OSROA e FARNASPE
 
 OSROA
 Comprendesti, o Farnaspe,
 d'Augusto i detti? Ei d'Emirena amante
 di te parmi geloso e fida in lei.
 Amasse mai costei
115il mio nemico? Ah questo ferro istesso
 innanzi alle tue ciglia
 vorrei... No, non lo credo. Ella è mia figlia.
 FARNASPE
 Mio re, che dici mai? Cesare è giusto,
 ella è fedele. Ah qual timor t'affanna!
 OSROA
120Chi dubita d'un mal, raro s'inganna.
 FARNASPE
 Io volo a lei. Vedrai...
 OSROA
                                         Va' pur ma taci
 ch'io son fra' tuoi seguaci.
 FARNASPE
                                                  Anche alla figlia?
 OSROA
 Sì. Saprai quando torni
 tutti i disegni miei.
 FARNASPE
125Sì sì, mio re, ritornerò con lei.
 
    Già presso al termine
 de' suoi martiri
 fugge quest'anima
 sciolta in sospiri
130sul volto amabile
 del caro ben.
 
    Tra lor s'annodano
 sul labbro i detti
 e il cor, che palpita
135fra mille affetti,
 par che non tolleri
 di starmi in sen. (Parte seguito da tutto l’accompagnamento barbaro)