Adriano in Siria, Madrid, Scrivano, 1757

 SCENA V
 
 ADRIANO, FARNASPE ed EMIRENA
 
 ADRIANO
 Principe, quelle sono
 le sembianze che adori? (A Farnaspe)
 FARNASPE
                                                Ah sì; son quelle;
 e sempre agli occhi miei sembran più belle.
 EMIRENA
205(Mi trema il cor).
 ADRIANO
                                   Vaga Emirena osserva
 con chi ritorno a te. Più dell'usato
 so che grato ti giungo. Afferma il vero.
 EMIRENA
 Non so chi sia quello stranier.
 FARNASPE
                                                        Straniero! (Resta sospeso)
 ADRIANO
 Che! Nol conosci?
 EMIRENA
                                   (Oh dio!) No.
 ADRIANO
                                                              Quei sembianti
210altrove hai pur veduti.
 EMIRENA
 No. (Se parlo io mi scopro e siam perduti).
 ADRIANO
 Prence, questa è colei che teco apprese
 a vivere e ad amare?
 FARNASPE
                                         Io perdo il senno.
 Non so più dove son né chi son io.
 EMIRENA
215(L'angustie di quel cor risente il mio).
 ADRIANO
 Se mai fosse timore il tuo ritegno,
 senti Emirena. Io degli affetti altrui
 non son tiranno. Ecco il tuo ben. Lo rendo
 com'è ragione al suo primiero affetto.
 EMIRENA
220(Emirena costanza). Io non l'accetto.
 FARNASPE
 Principessa! Idol mio! Che mai ti feci? (Con trasporto)
 Son reo di qualche fallo?
 Sei sdegnata con me? Dubiti forse
 della mia fedeltà?
 EMIRENA
                                    Taci.
 FARNASPE
                                                Io son quello...
 EMIRENA
225Ma taci per pietà. N'è degno assai
 lo stato in cui mi vedi.
 FARNASPE
                                           Almen rammenta...
 EMIRENA
 Di nulla io mi rammento;
 nulla io so dir. Del mio destino avverso
 abbastanza m'affanna
230il tenor pertinace;
 se oppressa non mi vuoi, lasciami in pace.
 FARNASPE
 Lasciami in pace! Ubbidirò, crudele,
 ma guardami una volta. In questa fronte
 leggi dell'alma mia... No, non mirarmi,
235barbara, se pur vuoi
 che ubbidisca Farnaspe a' cenni tuoi.
 
    Dopo un tuo sguardo, ingrata,
 forse non partirei,
 forse mi scorderei
240tutta l'infedeltà.
 
    Tu arrossiresti in volto,
 io sentirei nel core,
 più che del mio dolore,
 del tuo rossor pietà. (Parte)