Didone abbandonata, Torino, Reale, 1757, I

 SCENA X
 
 Atrio.
 
 ENEA, poi ARASPE
 
 ENEA
 Fral dovere e l'affetto
 ancor dubbioso in seno ondeggia il core.
 Purtroppo il mio valore
875all'impero servì d'un bel sembiante.
 Ah una volta l'eroe vinca l'amante.
 ARASPE
 Di te finora in traccia
 scorsi la reggia.
 ENEA
                               Amico,
 vieni fra queste braccia.
 ARASPE
880Allontanati, Enea, son tuo nemico.
 Snuda, snuda quel ferro; (Snuda la spada)
 guerra con te, non amicizia io voglio.
 ENEA
 Tu di Iarba all'orgoglio
 prima m'involi e poi
885guerra mi chiedi ed amistà non vuoi?
 ARASPE
 T'inganni; allor difesi
 la gloria del mio re, non la tua vita.
 Con più nobil ferita
 rendergli a me s'aspetta
890quella, che tolsi a lui, giusta vendetta.
 ENEA
 Enea stringer l'acciaro
 contro il suo difensore!
 ARASPE
                                             Olà, che tardi?
 ENEA
 La mia vita è tuo dono,
 prendila pur, se vuoi; contento io sono.
895Ma ch'io debba a tuo danno armar la mano,
 generoso guerrier, lo speri invano.
 ARASPE
 Se non impugni il brando,
 a ragion ti dirò codardo e vile.
 ENEA
 Questa ad un cor virile
900vergognosa minaccia Enea non soffre.
 Ecco per soddisfarti io snudo il ferro.
 Ma prima i sensi miei
 odan gli uomini tutti e tutti i dei.
 Io son d'Araspe amico,
905io debbo la mia vita al suo valore.
 Ad onta del mio core
 discendo al gran cimento,
 di codardia tacciato,
 e per non esser vil, mi rendo ingrato. (Cominciano a battersi)