Adriano in Siria, Parigi, Quillau, 1755, I

 SCENA II
 
 OSROA e FARNASPE
 
 OSROA
 Comprendesti, o Farnaspe,
 d'Augusto i detti? Ei d'Emirena amante,
 di te parmi geloso e fida in lei.
110Amasse mai costei il mio nemico?
 Ah questo ferro istesso,
 innanzi alle tue ciglia,
 vorrei... No, non lo credo. Ella è mia figlia.
 FARNASPE
 Mio re, che dici mai? Cesare è giusto,
115ella è fedele. Ah qual timor t'affanna!
 OSROA
 Chi dubita d'un mal, raro s'inganna.
 FARNASPE
 Io volo a lei. Vedrai...
 OSROA
                                         Va' pur ma taci
 ch'io son fra' tuoi seguaci.
 FARNASPE
                                                  Anche alla figlia?
 OSROA
 Sì. Saprai quando torni
120tutti i disegni miei.
 FARNASPE
 Sì sì, mio re, ritornerò con lei.
 
    Già presso al termine
 de' suoi martiri
 fugge quest'anima,
125sciolta in sospiri,
 sul volto amabile
 del caro ben.
 
    Fra lor s'annodano
 sul labbro i detti;
130e 'l cor, che palpita
 fra mille affetti,
 par che non tolleri
 di starmi in sen. (Parte seguito da tutto l’accompagnamento barbaro)