Adriano in Siria, Parigi, Quillau, 1755, I

 SCENA II
 
 SABINA ed EMIRENA
 
 SABINA
605(Stelle! È qui la rival!)
 EMIRENA
                                            (Numi! È Sabina).
 SABINA
 Veramente tu sei
 più di quel che credei
 sollecita ed attenta. Estinto appena
 è l'incendio notturno e già ti trovo
610nelle stanze d'Augusto.
 EMIRENA
                                            Io venni solo...
 SABINA
 Lo so, lo so. De' superati guai
 il tuo signor felicitar vorrai.
 EMIRENA
 Supplice ad implorar...
 SABINA
                                             Supplice anch'io
 a Cesare vorrei
615esporre i sensi miei; ma non pretendo
 ch'egli mi preferisca
 in concorso con te. Non sarà poco
 se pur m'ascolta e nel secondo loco.
 EMIRENA
 Non più Sabina! Oh dio,
620che ingiustizia è la tua! L'amor d'Augusto
 non è mia colpa; è pena mia. M'affanno
 di Farnaspe al periglio; ecco qual cura
 mi guida a queste soglie. Ho da vederlo
 perir così senza parlarne? Alfine
625Farnaspe è l'idol mio. Gli diedi il core;
 e ha remoti principi il nostro amore.
 SABINA
 Parli da senno o fingi?
 EMIRENA
                                            Io fingerei,
 se così non parlassi.
 SABINA
                                       E non t'avvedi
 che parlando per lui Cesare irriti?
 EMIRENA
630Ma non trovo altra via.
 SABINA
                                            Quando tu voglia,
 una miglior ve n'è. Da questa reggia
 fuggi col tuo Farnaspe. È suo custode
 Lentulo il duce; a' miei maggiori ei deve
 quantunque egli è. Se ne rammenta e posso
635promettermi da lui d'un grato core
 anche prove più grandi.
 EMIRENA
                                              Ah se potesse
 riuscire il pensier.
 SABINA
                                     Vanne. È sicuro.
 A partir ti prepara. Al maggior fonte
 de' cesarei giardini
640col tuo sposo verrò. Colà m'attendi
 prima ch'ascenda a mezzo corso il sole.
 EMIRENA
 Ma verrai? Del destino
 son tanto usata a tollerar lo sdegno...
 SABINA
 Ecco la destra mia. Prendila in pegno.
 EMIRENA
645Ah, che a sì gran contento
 è quest'anima angusta!
 Oh me felice! Oh generosa Augusta!
 
    Per te d'eterni allori
 germogli il suol romano;
650de' numi il mondo adori
 il più bel dono in te.
 
    E quell'augusta mano,
 che porgermi non sdegni,
 regga il destin de' regni,
655la libertà de' re. (Parte)