Adriano in Siria, Parigi, Quillau, 1755, I

 SCENA VI
 
 OSROA ed EMIRENA
 
 OSROA
1280Figlia, s'è ver che m'ami, ecco il momento
 di farne prova; un genitor soccorri
 che ti chiede pietà.
 EMIRENA
                                      Se basta il sangue,
 è tuo; lo spargerò.
 OSROA
                                    Toglimi all'ire
 del tiranno roman. Senza catene
1285ti veggo pur.
 EMIRENA
                          Sì; ci conobbe Augusto
 d'ogni insidia innocenti e le disciolse
 a Farnaspe ed a me. Ma qual soccorso
 perciò posso recarti?
 OSROA
                                         Un ferro, un laccio,
 un veleno, una morte,
1290qualunque sia.
 EMIRENA
                              Padre, che dici! E queste
 sarian prove d'amor? La figlia istessa
 scellerata dovrebbe... Ah senza orrore
 non posso immaginarlo. Invan lo speri.
 Il cor l'opra abborrisce; e quando il core
1295fosse tanto inumano,
 sapria nell'opra istupidir la mano.
 OSROA
 Va'. Ti credea più degna
 dell'origine tua. Tremi di morte
 al nome sol! Con più sicure ciglia
1300riguardar la dovria d'Osroa una figlia.
 
    Non ritrova un'alma forte
 che temer nell'ore estreme.
 La viltà di chi lo teme
 fa terribile il morir.
 
1305   Non è ver che sia la morte
 il peggior di tutti i mali;
 è un sollievo de' mortali
 che son stanchi di soffrir. (Parte)