Adriano in Siria, Parigi, Quillau, 1755, II

 SCENA V
 
 ADRIANO, FARNASPE ed EMIRENA
 
 ADRIANO
 Principe, quelle sono
 le sembianze che adori?
 FARNASPE
                                               Ah sì; son quelle;
200e sempre agli occhi miei sembran più belle.
 EMIRENA
 (Mi trema il cor).
 ADRIANO
                                   Vaga Emirena osserva
 con chi ritorno a te. Più dell'usato
 so che grato ti giungo. Afferma il vero.
 EMIRENA
 Non so chi sia quello stranier.
 FARNASPE
                                                        Straniero! (Rimane stupido)
 ADRIANO
205Che! Nol conosci?
 EMIRENA
                                   (Oh dio!) No.
 ADRIANO
                                                              Quei sembianti
 altrove hai pur veduti.
 EMIRENA
 No. (Se parlo, io mi scopro e siam perduti).
 ADRIANO
 Prence? Questa è colei che teco apprese
 a vivere e ad amare?
 FARNASPE
                                         Io perdo il senno;
210non so più dove son né chi son io.
 EMIRENA
 (Le angustie di quel cor risente il mio).
 ADRIANO
 Se mai fosse timore il tuo ritegno,
 senti Emirena. Io degli affetti altrui
 non son tiranno. Ecco il tuo ben; lo rendo
215come è ragione al suo primiero affetto.
 EMIRENA
 (Emirena costanza). Io non l'accetto.
 FARNASPE
 Principessa! Idol mio! Che mai ti feci!
 Son reo di qualche fallo?
 Sei sdegnata con me? Dubiti forse
220della mia fedeltà?
 EMIRENA
                                    Taci.
 FARNASPE
                                                Io son quello...
 EMIRENA
 Ma taci per pietà. N'è degno assai
 lo stato in cui mi vedi.
 FARNASPE
                                           Almen rammenta...
 EMIRENA
 Di nulla io mi rammento;
 nulla io so dir. Del mio destino avverso
225abbastanza m'affanna
 il tenor pertinace.
 Se oppressa non mi vuoi, lasciami in pace.
 FARNASPE
 Lasciami in pace! Ubbidirò crudele
 ma guardami una volta. In questa fronte
230leggi dell'alma mia... No, non mirarmi,
 barbara, se pur vuoi
 che ubbidisca Farnaspe a' cenni tuoi.
 
    Dopo un tuo sguardo ingrata
 forse non partirei,
235forse mi scorderei
 tutta l'infedeltà.
 
    Tu arrossiresti in volto;
 io sentirei nel core,
 più che del mio dolore,
240del tuo rossor pietà. (Parte)