Adriano in Siria, Parigi, Quillau, 1755, II

 SCENA PRIMA
 
 Sala terrena con sedie.
 
 SABINA ed AQUILIO
 
 SABINA
870Come! Ch'io parta? A questo segno è cieco?
 È ingiusto a questo segno? E di qual fallo
 vuol punirmi Adriano?
 AQUILIO
                                             Ei sa che fosti
 d'Emirena e Farnaspe
 consigliera alla fuga. Ei del custode
875ti crede seduttrice; e con tal arte
 sa i tuoi falli ingrandir che a chi lo sente,
 nel punirti così, sembra clemente.
 SABINA
 Serbando la sua gloria,
 beneficando una rivale, io volli
880procurarmi il suo cor. Non l'odio o l'ira
 mi consigliò ma la pietà, l'amore;
 onde error non commisi o è lieve errore.
 AQUILIO
 Sabina io lo conosco e lo conosce
 forse Adriano ancor. Ma giova a lui
885un lodevol pretesto.
 SABINA
                                       E ben, mi vegga
 e n'arrossisca.
 AQUILIO
                             Il comparirgli innanzi
 di vietarti m'impose.
 SABINA
                                          Oh dei! Ma deggio
 partir senza vederlo?
 AQUILIO
                                         Appunto.
 SABINA
                                                             E quando?
 AQUILIO
 Già le navi son pronte.
 SABINA
                                            Un tal comando
890ubbidir non si deve.
 AQUILIO
                                        Ah no. Ti perdi.
 Parti. Fidati a me. Lo vincerai
 non resistendo. Io cercherò l'istante
 di farlo ravveder.
 SABINA
                                   Ma digli almeno...
 AQUILIO
 Va'. Senz'altro parlar t'intendo appieno.
 SABINA
 
895   Digli ch'è un infedele;
 digli che mi tradì;
 senti, non dir così;
 digli che partirò;
 digli che l'amo.
 
900   Ah se nel mio martir
 lo vedi sospirar,
 tornami a consolar,
 che prima di morir
 di più non bramo. (Parte)