Didone abbandonata, Torino, Reale, 1757, I

 SCENA II
 
 IARBA con seguito de’ mori, detti
 
 IARBA
 Dove rivolge, dove
1165quest'eroe fuggitivo i legni e l'armi?
 Vuol portar guerra altrove
 o da me col fuggir cerca lo scampo?
 ENEA
 Ecco un novello inciampo.
 IARBA
 Fuggi, fuggi, se vuoi;
1170ma non lagnarti poi
 se della fuga tua Iarba si ride.
 ENEA
 Non irritar, superbo,
 la sofferenza mia.
 IARBA
 Parmi però che sia
1175viltà, non sofferenza, il tuo ritegno.
 Per un momento il legno
 può rimaner sul lido.
 Vieni, s'hai cor; meco a pugnar ti sfido.
 ENEA
 Vengo. Restate, amici, (Alle sue genti)
1180che ad abbassar quel temerario orgoglio
 altri che 'l mio valor meco non voglio.
 Eccomi a te; che pensi?
 IARBA
 Penso che all'ira mia
 la tua morte sarà poca vendetta.
 ENEA
1185Per ora a contrastarmi
 non fai poco se pensi; all'armi.
 IARBA
                                                          All'armi. (Mentre si battono, Iarba va cedendo; i suoi mori vengono in aiuto di lui ed assalgono unitamente Enea)
 ENEA
 Venga tutto il tuo regno.
 IARBA
 Difenditi, se puoi.
 ENEA
                                    Non temo, indegno. (I compagni d’Enea in aiuto di lui scendono dalle navi ed attaccano i mori. Enea e Iarba combattendo entrano. Siegue zuffa fra i troiani e i mori. I mori fuggono e gli altri gli sieguono. Escono di nuovo combattendo Enea e Iarba)
 Già cadesti e sei vinto. O tu mi cedi
1190o trafiggo quel core.
 IARBA
                                       Invan lo chiedi.
 ENEA
 Se al vincitor sdegnato
 non domandi pietà...
 IARBA
                                         Siegui il tuo fato.
 ENEA
 Sì, mori. Ma che fo? Vivi, non voglio
 nel tuo sangue infedele (Lascia Iarba, il quale sorge)
1195quest'acciaro macchiar.
 IARBA
                                              Sorte crudele!
 ENEA
 
    Vivi, superbo, e regna;
 regna per gloria mia,
 vivi per tuo rossor.
 
    E la tua pena sia
1200il rammentar che in dono
 ti diè la vita e il trono
 pietoso il vincitor. (Parte)