Didone abbandonata, Torino, Reale, 1757, I

 SCENA VII
 
 ENEA con seguito e detti
 
 ENEA
 Principessa, ove corri?
 SELENE
                                            A te ne vengo.
 ENEA
 Vuoi forse... Oh ciel, che miro! (Vedendo Osmida tra’ mori)
 OSMIDA
                                                           Invitto eroe,
 vedi, all'ira di Iarba...
 ENEA
                                          Intendo. Amici,
1290in soccorso di lui l'armi volgete. (Alcuni troiani vanno incontro a’ mori, i quali lasciando Osmida fuggono difendendosi)
 SELENE
 Signor, togli un indegno
 a suo giusto castigo.
 ENEA
 Lo punisca il rimorso.
 OSMIDA
                                           Ah lascia, Enea, (S’inginocchia)
 che grato a sì gran dono...
 ENEA
                                                 Alzati e parti.
1295Non odo i detti tuoi.
 OSMIDA
 Ed a virtù sì rara...
 ENEA
 Se grato esser mi vuoi,
 ad esser fido un'altra volta impara.
 OSMIDA
 
    Quando l'onda, che nasce dal monte,
1300al suo fonte ritorni dal prato,
 sarò ingrato a sì bella pietà.
 
    Fia del giorno la notte più chiara,
 se a scordarsi quest'anima impara
 di quel braccio che vita mi dà. (Parte)