Adriano in Siria, Torino, Reale, 1757, I

 SCENA IX
 
  Luogo magnifico del palazzo imperiale. Scala per cui si scende alle ripe dell’Oronte. Veduta di campagna e giardini su l’opposta sponda.
 
 SABINA con seguito di matrone, cavalieri romani ed AQUILIO
 
 SABINA
 Temerario! E tu ardisci
 di parlarmi d'amor? Né ti rammenti
 qual sei tu, qual io sono?
 AQUILIO
                                                Amore agguaglia
1390qualunque differenza. Il mio rispetto
 mi fe' tacer finora. Alfin tu parti.
 E nell'ultimo istante
 mi riduco a scoprir ch'io sono amante.
 SABINA
 Colpevole è l'affetto.
1395Oltraggioso il parlarne. Andiamo. (Al seguito)
 AQUILIO
                                                                Io veggio
 perché mi sdegni. Ancor ti sta nel core
 il barbaro, l'ingiusto,
 l'incostante Adriano.
 SABINA
 Olà. Del tuo sovrano (Tornando indietro)
1400parli così?
 AQUILIO
                      Questa favella appresi
 da te, lo sai.
 SABINA
                         So che non siam l'istesso;
 né quel che a me si soffre è a te permesso.
 
    È ingrato, lo veggio,
 ma siede nel soglio.
1405Non deggio, non voglio
 sentirlo accusar.
 
    Tradì l'amor mio,
 non cura il mio affanno;
 ma sola poss'io
1410chiamarlo tiranno,
 io sola di lui
 mi posso lagnar. (S’incammina Sabina per discendere alle navi)
 
 AQUILIO
 Men fiera un'altra volta
 forse in Roma sarai.