Adriano in Siria, Torino, Reale, 1757, II

 SCENA VI
 
 OSROA ed EMIRENA
 
 OSROA
 Figlia, s'è ver che m'ami, ecco il momento
 di farne prova. Un genitor soccorri
 che ti chiede pietà.
 EMIRENA
                                      Se basta il sangue,
 è tuo; lo spargerò.
 OSROA
                                    Toglimi all'ire
1065del tiranno roman. Senza catene
 ti veggo pur.
 EMIRENA
                          Sì; ci conobbe Augusto
 d'ogni insidia innocenti e le disciolse
 a Farnaspe ed a me. Ma qual soccorso
 perciò posso recarti?
 OSROA
                                         Un ferro, un laccio,
1070un veleno, una morte,
 qualunque sia.
 EMIRENA
                              Padre, che dici? Queste
 sarian prove d'amor? La figlia istessa
 scellerata dovrebbe... Ah! Senza orrore
 non posso immaginarlo. Invan lo speri.
1075Il cor l'opra abborrisce; e quando il core
 fosse tanto inumano,
 sapria nell'opra istupidir la mano.
 OSROA
 Va'. Ti credea più degna
 dell'origine tua. Tremi di morte
1080al nome sol! Con più sicure ciglia
 riguardarla dovria d'Osroa una figlia.
 
    Non ritrova un'alma forte
 che temer nell'ore estreme;
 la viltà di chi lo teme
1085fa terribile il morir.
 
    Non è ver che sia la morte
 il peggior di tutti i mali.
 È un sollievo de' mortali
 che son stanchi di soffrir. (Parte)