Adriano in Siria, Torino, Reale, 1757, II

    Dovendo esser rappresentato il presente dramma nella corte di Madrid, è stato ridotto dall’autore nella forma antecedente e fornito della seguente licenza.
 
  Al suono di lieta e strepitosa sinfonia si scuopre la luminosa reggia del Sole. Si vede assiso il nume su l’aureo suo carro in atto di trattenere gli ardenti corsieri. S’affollano d’intorno a lui le ore, le stagioni e gli altri geni suoi ministri e seguaci; ed egli finalmente prorompe ne’ sensi seguenti.
 
 
 LICENZA
 
 Lo so; tacete, ore seguaci; al corso
 voi m'affrettate invan; dal cielo ibero
1265non sperate ch'io parta in sì gran giorno.
 So ben che il mio ritorno
 dell'opposto emisfero
 già l'inquieto abitator sospira;
 so che già desto ammira
1270l'ostinata sua notte, il pertinace
 scintillar delle stelle, e la dimora
 della sorda a' suoi voti infida aurora.
 Ma il soffra in pace; e pensi
 ch'oggi nasce un Fernando. Antica in cielo
1275solenne legge è questa,
 perché nascan gli Alcidi, il sol s'arresta.
 
    Ma d'esser non pretenda
 uguale al nume ispano,
 benché l'eroe tebano
1280pur m'arrestò così.
 
    La differenza intenda,
 che dilatar mi vide
 la notte per Alcide
 ma per Fernando il dì.
 
 IL FINE