Didone abbandonata, Torino, Reale, 1757, I

 SCENA XIX
 
 IARBA con guardie e detti
 
 IARBA
 Fermati.
 DIDONE
                    (Oh dei!)
 IARBA
                                        Dove così smarrita?
1485Forse al fedel troiano
 corri a stringer la mano?
 Va' pure, affretta il piede,
 che al talamo reale ardon le tede.
 DIDONE
 Lo so, questo è il momento
1490delle vendette tue; sfoga il tuo sdegno,
 or ch'ogni altro sostegno il ciel mi fura.
 IARBA
 Già ti difende Enea, tu sei sicura.
 DIDONE
 Alfin sarai contento.
 Mi volesti infelice; eccomi sola,
1495tradita, abbandonata,
 senz'Enea, senz'amici e senza regno.
 Timida mi volesti; ecco Didone
 già sì fastosa e fiera, a Iarba accanto
 alfin discesa alla viltà del pianto.
1500Vuoi di più? Via, crudel, passami il core;
 è rimedio la morte al mio dolore.
 IARBA
 (Cedono i sdegni miei).
 SELENE
 (Giusti numi, pietà).
 OSMIDA
                                         (Soccorso, o dei).
 IARBA
 E pur, Didone, e pure
1505sì barbaro non son qual tu mi credi.
 Del tuo pianto ho pietà. Meco ne vieni;
 l'offese io ti perdono
 e mia sposa ti guido al letto e al trono.
 DIDONE
 Io sposa d'un tiranno,
1510d'un empio, d'un crudel, d'un traditore
 che non sa che sia fede,
 non conosce dover, non cura onore?
 S'io fossi così vile,
 saria giusto il mio pianto.
1515No, la disgrazia mia non giunse a tanto.
 IARBA
 In sì misero stato insulti ancora?
 Olà, miei fidi, andate,
 s'accrescano le fiamme. In un momento
 si distrugga Cartago e non vi resti
1520orma d'abitator che la calpesti. (Partono due comparse)
 SELENE
 Pietà del nostro affanno.
 IARBA
 Or potrai con ragion dirmi tiranno. (A Didone)
 
    Cadrà fra poco in cenere
 il tuo nascente impero
1525e ignota al passeggiero
 Cartagine sarà.
 
    Se a te del mio perdono
 meno è la morte acerba,
 non meriti, superba,
1530soccorso né pietà. (Parte)