Didone abbandonata, Torino, Reale, 1757, I

 SCENA XX
 
 DIDONE, SELENE ed OSMIDA
 
 OSMIDA
 Cedi a Iarba, o Didone.
 SELENE
 Conserva colla tua la nostra vita.
 DIDONE
 Solo per vendicarmi
 del traditore Enea,
1535ch'è la prima cagion de' mali miei,
 l'aure vitali io respirar vorrei.
 Ah faccia il vento almeno,
 facciano almen gli dei le mie vendette.
 E folgori e saette
1540e turbini e tempeste
 rendano l'aure e l'onde a lui funeste.
 Vada ramingo e solo e la sua sorte
 così barbara sia
 che si riduca ad invidiar la mia.
 SELENE
1545Deh modera il tuo sdegno; anch'io l'adoro
 e soffro il mio tormento.
 DIDONE
                                               Adori Enea?
 SELENE
 Sì, ma per tua cagione...
 DIDONE
                                               Ah disleale,
 tu rivale al mio amor?
 SELENE
                                           Se fui rivale,
 ragion non hai...
 DIDONE
                                 Dagli occhi miei t'invola;
1550non accrescer più pena
 ad un cor disperato.
 SELENE
 (Misera donna, ove la guida il fato!) (Parte)
 OSMIDA
 Crescon le fiamme e tu fuggir non curi?
 DIDONE
 Mancano più nemici? Enea mi lascia,
1555trovo Selene infida,
 Iarba m'insulta e mi tradisce Osmida.
 Ma che feci, empi numi? Io non macchiai
 di vittime profane i vostri altari;
 né mai di fiamma impura
1560feci l'are fumar per vostro scherno.
 Dunque perché congiura
 tutto il ciel contro me, tutto l'inferno?
 OSMIDA
 Ah pensa a te, non irritar gli dei.
 DIDONE
 Che dei? Son nomi vani,
1565son chimere sognate o ingiusti sono.
 OSMIDA
 (Gelo a tanta empietade e l'abbandono). (Parte. Cadono alcune fabbriche e si vedono crescer le fiamme nella reggia)