Adriano in Siria, Parigi, Hérissant, 1780

 SCENA III
 
 SABINA, poi ADRIANO, indi AQUILIO
 
 SABINA
 Chi sa; quando lontana
 Emirena sarà, forse ritorno
545farà 'l mio sposo al primo amor. Non dura
 senz'esca il fuoco e inaridisce il fiume
 separato dal fonte onde partissi.
 ADRIANO
 Emirena, mio ben... (Numi, che dissi!) (Vuol partire)
 SABINA
 Perché fuggi, Adriano? Un sol momento
550non mi negar la tua presenza; e poi
 torna al tuo ben, se vuoi.
 ADRIANO
                                               Come! Supponi...
 Qual è dunque il mio bene?
 SABINA
                                                     Ah, non celarmi
 quell'onesto rossor! Tu non sai quanto
 grato mi sia. Non arrossisce in volto
555chi non vede il suo fallo. E chi lo vede
 è vicino all'emenda.
 ADRIANO
                                       Oh dio!
 SABINA
                                                        Sospiri?
 Lascia me sospirar. Numi del cielo,
 chi creduto l'avria! L'onor di Roma,
 l'esempio degli eroi, la mia speranza,
560Adriano incostante!
 È possibile? È ver? Chi ti sedusse?
 Parla; di', come fu?
 ADRIANO
                                      Che vuoi ch'io dica,
 se tutto mi confonde? Ah lascia queste
 moderate querele;
565dimmi pure infedele,
 chiamami traditor, sfogati. Io veggo
 ch'hai ragion d'insultarmi. I merti tuoi,
 gli scambievoli affetti,
 le cento volte e cento
570replicate promesse io mi rammento.
 Ma che pro? Non son mio. Conosco, ammiro
 la tua virtù, la tua bellezza e pure...
 sol ch'io vegga... Ah Sabina, odio me stesso
 per l'ingiustizia mia. So ch'è dovuta
575una vendetta a te. Vuoi la mia morte?
 Svenami; è giusto. Io non m'oppongo. Aspiri
 a svellermi dal crin l'augusto alloro?
 Lo depongo in tua man. Saria felice
 suddito a sì gran donna il mondo intero.
 SABINA
580Ah! Domando il tuo core e non l'impero.
 ADRIANO
 Era tuo questo cor. S'io lo difesi,
 se a te volli serbarlo
 il ciel lo sa. Ne chiamo
 tutti, o Sabina, in testimonio i numi.
585Le bellezze dell'Asia
 eran vili per me. Freddo ogni sguardo
 a paragon de' tuoi
 lunga stagion credei che fosse.
 SABINA
                                                         E poi?
 ADRIANO
 E poi... Non so. Di mia virtù sicuro
590trascurai le difese;
 ed amor mi sorprese. Ero nel campo,
 pieno d'una vittoria
 e caldo ancor de' bellicosi sdegni,
 quando condotta innanzi
595mi fu Emirena. Ad un diverso affetto
 è facile il passaggio,
 quando è l'alma in tumulto. Io la mirai
 carica di catene
 domandarmi pietà, bagnar di pianto
600questa man che stringea, fissarmi in volto
 le supplici pupille
 in atto così dolce... Ah! Se in quell'atto
 rimirata l'avesse a me vicina,
 parrei degno di scusa anche a Sabina.
 SABINA
605Ah questo è troppo. Abbandonar mi vuoi;
 hai coraggio di dirlo; in faccia mia
 ostenti la beltà che mi contrasta
 del tuo core il possesso e non ti basta?
 Pretenderesti ancora,
610per non vederti afflitto,
 ch'io facessi la scusa al tuo delitto?
 E dove mai s'intese
 tirannia più crudele? Il premio è questo
 che ho da te meritato?
615Barbaro! Mancator! Spergiuro! Ingrato! (S’abbandona sopra una sedia)
 AQUILIO
 (Qui Sabina!) (In disparte)
 ADRIANO
                              (Io non posso
 più vederla penar. Troppo a quel pianto
 mi sento intenerir). Deh ti consola,
 bella Sabina. a' lacci tuoi felici
620tornerò; sarò tuo.
 AQUILIO
                                   (Stelle!)
 SABINA
                                                     Che dici? (Guardandolo con tenerezza)
 ADRIANO
 Che alla pietà già cedo,
 messaggiera d'amore.
 SABINA
                                           Ah, non lo credo.
 AQUILIO
 (Qui bisogna un riparo).
 SABINA
 S'Emirena una volta
625torni a veder...
 ADRIANO
                              Non la vedrò.
 SABINA
                                                         Ma puoi
 di te fidarti?
 ADRIANO
                           Ho risoluto e tutto
 si può, quando si vuole.
 AQUILIO
                                              a' piedi tuoi (Ad Adriano)
 l'afflitta prigioniera
 inchinarsi desia. Non ti ritrova
630e lung'ora ti cerca.
 SABINA
                                    (Ecco la prova).
 ADRIANO
 No, Aquilio, io più non deggio
 Emirena veder. Tempo una volta
 è pur ch'io mi rammenti
 la mia fida Sabina.
 SABINA
                                      (Oh cari accenti!)
 AQUILIO
635È giustizia, è dover. Ma che domanda
 la povera Emirena? A lei si niega
 quel che a tutti è concesso? È serva, è vero,
 ma pur nacque regina.
 ADRIANO
 Veramente, Sabina,
640par crudeltà non ascoltarla.
 SABINA
                                                    Oh dio! (Si turba)
 ADRIANO
 L'udirò te presente;
 che potresti temer? Resta e vedrai...
 SABINA
 Oh questo no. Già m'ingannasti assai. (S’alza)
 
    Assai m'ingannasti,
645ingrato, ti basti.
 Io stessa non voglio
 vedermi tradir.
 
    La fiamma novella
 scordarti non sai.
650T'aggiri, sospiri,
 cercando la vai;
 lontano da quella
 ti senti morir. (Parte)