L’olimpiade, Vienna, van Ghelen, 1733

 SCENA IX
 
 MEGACLE solo
 
 MEGACLE
395Che intesi eterni dei! Quale improvviso
 fulmine mi colpì! L'anima mia
 dunque fia d'altri! E ho da condurla io stesso
 in braccio al mio rival! Ma quel rivale
 è il caro amico. Ah quali nomi unisce
400per mio strazio la sorte! Eh che non sono
 rigide a questo segno
 le leggi d'amistà. Perdoni il prence,
 ancor io sono amante. Il domandarmi
 ch'io gli ceda Aristea non è diverso
405dal chiedermi la vita. E questa vita
 di Licida non è? Non fu suo dono?
 Non respiro per lui? Megacle ingrato
 e dubbitar potresti? Ah se ti vede
 con questa in volto infame macchia e rea
410ha ragion d'abborrirti anche Aristea.
 No tal non mi vedrà. Voi soli ascolto
 obblighi d'amistà, pegni di fede,
 gratitudine, onore. Altro non temo
 che il volto del mio ben. Questo s'eviti
415formidabile incontro. In faccia a lei,
 misero che farei! Palpito e sudo
 solo in pensarlo e parmi
 instupidir, gelarmi,
 confondermi, tremar... No, non potrei...