L’olimpiade, Vienna, van Ghelen, 1733

 SCENA IV
 
 ARGENE e poi AMINTA
 
 ARGENE
 E trovar non poss'io
 né pietà né soccorso?
 AMINTA
                                         Eterni dei!
545Parmi Argene colei.
 ARGENE
                                       Vendetta almeno,
 vendetta si procuri. (Vuol partire)
 AMINTA
                                        Argene, e come
 tu in Elide? Tu sola?
 Tu in sì ruvide spoglie?
 ARGENE
                                              I neri inganni
 a secondar del prence
550dunque ancor tu venisti? A saggio invero
 regolator commise il re di Creta
 di Licida la cura. Ecco i bei frutti
 di tue dottrine. Hai gran ragione Aminta
 d'andarne altier. Chi vuol sapere appieno
555se fu attento il cultor guardi il terreno.
 AMINTA
 (Tutto già sa). Non da' consigli miei...
 ARGENE
 Basta... Chi sa? Nel cielo
 v'è giustizia per tutti e si ritrova
 talvolta anche nel mondo. Io chiederolla
560agli uomini, agli dei. S'ei non ha fede
 ritegni io non avrò. Vuo' che Clisthene,
 vuo' che la Grecia, il mondo
 sappia ch'è un traditore. Acciò per tutto
 questa infamia lo siegua. Acciò che ognuno
565l'abborrisca, l'eviti
 e con orrore a chi nol sa l'additi.
 AMINTA
 Non son questi pensieri
 degni d'Argene. Un consigliero infido
 anche giusto è lo sdegno. Io nel tuo caso
570più dolci mezzi adoprerei. Procura
 ch'e' ti rivegga; a lui favella; a lui
 le promesse rammenta. È sempre meglio
 il racquistarlo amante
 che opprimerlo nemico.
 ARGENE
                                              E credi Aminta
575ch'ei tornerebbe a me?
 AMINTA
                                             Lo spero; alfine
 fosti l'idolo suo. Per te languiva,
 delirava per te. Non ti sovviene
 che cento volte e cento...
 ARGENE
 Tutto, per pena mia, tutto rammento.
 
580   Che non mi disse un dì?
 Quai numi non giurò?
 E come, oh dio, si può,
 come si può così
 mancar di fede!
 
585   Tutto per lui perdei,
 oggi lui perdo ancor.
 Poveri affetti miei!
 Questa mi rendi amor
 questa mercede? (Parte)