L’olimpiade, Vienna, van Ghelen, 1733

 SCENA XIII
 
 LICIDA e poi AMINTA
 
 LICIDA
 In angustia più fiera
 io non mi vidi mai. Tutto è in ruina
 se parla Argene. È forza
 raggiungerla, placarla... E chi trattiene
910la principessa intanto? Il solo amico
 potria... Ma dove andò? Si cerchi. Almeno
 e consiglio e conforto
 Megacle mi darà. (Vuol partire)
 AMINTA
                                    Megacle è morto.
 LICIDA
 Che dici Aminta!
 AMINTA
                                   Io dico
915purtroppo il ver.
 LICIDA
                                 Come! Perché! Qual empio
 sì bei giorni troncò? Trovisi; io voglio
 ch'esempio di vendetta altrui ne resti.
 AMINTA
 Principe nol cercar. Tu l'uccidesti.
 LICIDA
 Io! Deliri?
 AMINTA
                       Volesse
920il ciel ch'io delirassi. Odimi. In traccia
 mentre or di te venia, fra quelle piante
 un gemito improvviso
 sento; mi fermo; al suon mi volgo; e miro
 uom che sul nudo acciaro
925prono già s'abbandona. Accorro; al petto
 fo d'una man sostegno,
 con l'altra il ferro svio. Ma quando al volto
 Megacle ravvisai,
 pensa com'ei restò, com'io restai.
930Dopo un breve stupore: «Ah qual follia
 bramar ti fa la morte?»
 io volea dirgli, ei mi prevenne. «Aminta,
 ho vissuto abbastanza»
 sospirando mi disse
935dal profondo del cor. «Senza Aristea
 non so viver né voglio. Ah son due lustri
 che non vivo che in lei. Licida, oh dio,
 m'uccide e non lo sa. Ma non m'offende.
 Suo dono è questa vita, ei la riprende».
 LICIDA
940Oh amico! E poi?
 AMINTA
                                   Fugge da me, ciò detto,
 come partico stral. Vedi quel sasso,
 signor, colà, che il sottoposto Alfeo
 signoreggia ed adombra? Egli v'ascende
 in men che non balena. In mezzo al fiume
945si scaglia; io grido invan. L'onda percossa
 balzò, s'aperse, in frettolosi giri
 si riunì, l'ascose. Il colpo, i gridi
 replicaron le sponde; e più nol vidi.
 LICIDA
 Ah qual orrida scena
950or si scuopre al mio sguardo! (Rimane stupido)
 AMINTA
                                                        Almen la spoglia
 che albergò sì bell'alma
 vadasi a ricercar. Da' mesti amici
 questi a lui son dovuti ultimi uffici. (Parte)