L’olimpiade, Vienna, van Ghelen, 1733

 SCENA X
 
 AMINTA e detti
 
 AMINTA
 Ah Licida... (Vuol abbracciarlo)
 CLISTHENE
                         T'accheta.
 Rispondi e non mentir. Questo monile
1390donde avesti?
 AMINTA
                             Signor, da mano ignota
 già scorse il quinto lustro
 ch'io l'ebbi in don.
 CLISTHENE
                                     Dov'eri allor?
 AMINTA
                                                                Là dove
 in mar presso a Corinto
 sbocca il torbido Asopo.
 ALCANDRO
                                              (Ah ch'io rinvengo (Guardando attentamente Aminta)
1395delle note sembianze
 qualche traccia in quel volto. Io non m'inganno.
 Certo egli è desso). Ah d'un antico errore (Inginocchiandosi)
 mio re son reo. Deh mel perdona. Io tutto
 fedelmente dirò.
 CLISTHENE
                                  Sorgi, favella.
 ALCANDRO
1400Al mar come imponesti
 non esposi il bambin. Pietà mi vinse,
 costui straniero, ignoto
 mi venne innanzi e gliel donai, sperando
 che in rimote contrade
1405tratto l'avrebbe.
 CLISTHENE
                                E quel fanciullo, Aminta,
 dov'è? Che ne facesti?
 AMINTA
                                           Io... (Quale arcano
 ho da scoprir!)
 CLISTHENE
                              Tu impallidisci? Parla,
 empio, di', che ne fu? Tacendo aggiungi
 all'antico delitto error novello.
 AMINTA
1410L'hai presente, o signor, Licida è quello.
 CLISTHENE
 Come! Non è di Creta
 Licida il prence?
 AMINTA
                                  Il vero prence in fasce
 finì la vita. Io ritornato appunto
 con lui bambino in Creta, al re dolente
1415l'offersi in dono; ei dell'estinto invece
 al trono l'educò per mio consiglio.
 CLISTHENE
 Ah numi ecco Filinto, ecco il mio figlio. (Abbracciandolo)
 ARISTEA
 Stelle!
 LICIDA
               Io tuo figlio?
 CLISTHENE
                                         Sì. Tu mi nascesti
 gemello ad Aristea. Delfo m'impose
1420d'esporti al mar bambino, un parricida
 minacciandomi in te.
 LICIDA
                                          Comprendo adesso
 l'orror che mi gelò, quando la mano
 sollevai per ferirti.
 CLISTHENE
                                     Adesso intendo
 l'eccessiva pietà che nel mirarti
1425mi sentivo nel cuor.
 AMINTA
                                       Felice padre!
 ALCANDRO
 Oggi molti in un punto
 puoi render lieti.
 CLISTHENE
                                  E lo desio. D'Argene
 Filinto il figlio mio,
 Megacle d'Aristea vorrei consorte;
1430ma Filinto, il mio figlio, è reo di morte.
 MEGACLE
 Non è più reo quando è tuo figlio.
 CLISTHENE
                                                               È forse
 la libertà de' falli
 permessa al sangue mio? Qui viene ogn'altro
 a dimostrar valor; l'unico esempio
1435esser degg'io di debolezza? Ah questo
 di me non oda il mondo. Olà ministri
 risvegliate su l'ara il sacro fuoco.
 Va' figlio e mori. Anch'io morrò fra poco.
 AMINTA
 Che giustizia inumana!
 ALCANDRO
1440Che barbara virtù!
 MEGACLE
                                     Signor t'arresta.
 Tu non puoi condannarlo. In Sicione
 sei re, non in Olimpia. È scorso il giorno
 a cui tu presiedesti. Il reo dipende
 dal pubblico giudizio.
 CLISTHENE
                                          E ben s'ascolti
1445dunque il pubblico voto. A pro del reo
 non prego, non comando e non consiglio.
 CORO DI SACERDOTI E POPOLO
 
    Viva il figlio delinquente
 perché in lui non sia punito
 l'innocente genitor.
 
1450   Né funesti il dì presente
 né disturbi il sacro rito
 un'idea di tanto orror.
 
  Siegue il ballo di dame greche del seguito d’Aristea e di atleti olimpici.
 
 FINE DELL’OPERA