L’olimpiade, Venezia, Bettinelli, 1733

 SCENA PRIMA
 
  Fondo selvoso di cupa ed angusta valle, adombrata dall’alto da grandi alberi che giungono ad intrecciare i rami dall’uno all’altro colle, fra i quali è chiusa.
 
 LICIDA e AMINTA
 
 LICIDA
 Ho risoluto, Aminta;
 più consigli non vuo'.
 AMINTA
                                          Licida, ascolta.
 Deh modera una volta
 questo tuo violento
5spirito intolerante.
 LICIDA
                                     E in chi poss'io
 fuor che in me più sperar? Megacle istesso,
 Megacle m'abbandona
 nel bisogno maggiore! Or va', riposa
 sulla fé d'un amico.
 AMINTA
                                      Ancor non dei
10condannarlo però. Breve cammino
 non è quel che divide
 Elide, in cui noi siamo,
 da Creta ov'ei restò. L'ali alle piante
 non ha Megacle alfin. Forsi il tuo servo
15subito nol rinvenne. Il mar frapposto
 forse ritarda il suo venir. T'accheta;
 in tempo giungerà. Prescritta è l'ora
 agli olimpici giuochi
 oltre il meriggio ed or non è l'aurora.
 LICIDA
20Sai pur che ogniun che aspiri
 all'olimpica palma or sul mattino
 dee presentarsi al tempio? Il grado, il nome,
 la patria palesar? Di Giove all'ara
 giurar di non valersi
25di frode nel cimento?
 AMINTA
                                          Il so.
 LICIDA
                                                      T'è noto
 ch'escluso è dalla pugna
 chi quest'atto solenne
 giunge tardi a compir? Vedi la schiera
 de' concorrenti atleti? Odi il festivo
30tumulto pastoral? Dunque che deggio
 attender più? Che più sperar?
 AMINTA
                                                          Ma quale
 sarebbe il tuo disegno?
 LICIDA
                                             All'ara innanzi
 presentarmi con gli altri.
 AMINTA
                                                E poi?
 LICIDA
                                                               Con gli altri
 a suo tempo pugnar.
 AMINTA
                                        Tu!
 LICIDA
                                                 Sì. Non credi
35in me valor che basti?
 AMINTA
                                           Eh qui non giova
 prence il saper come si tratti il brando.
 Altra specie di guerra, altr'armi ed altri
 studi son questi. Ignoti nomi a noi
 cesto, disco, palestra, a' tuoi rivali
40per lung'uso son tutti
 familiari esercizi. Al primo incontro
 del giovanile ardire
 ti potresti pentir.
 LICIDA
                                   Se fosse a tempo
 Megacle giunto a tai contese esperto,
45pugnato avria per me. Ma s'ei non viene,
 che far degg'io? Non si contrasta Aminta
 oggi in Olimpia del selvaggio ulivo
 la solita corona. Al vincitore
 sarà premio Aristea, figlia reale
50dell'invitto Clistene, onor primiero
 delle greche sembianze, unica e bella
 fiamma di questo cor, benché novella.
 AMINTA
 Ed Argene?
 LICIDA
                         Ed Argene
 più riveder non spero. Amor non vive,
55quando muor la speranza.
 AMINTA
                                                  E pur giurasti
 tante volte...
 LICIDA
                          T'intendo. In queste fole
 finché l'ora trascorra
 trattener mi vorresti. Addio.
 AMINTA
                                                      Ma senti.
 LICIDA
 No no.
 AMINTA
                Vedi che giunge...
 LICIDA
60Chi?
 AMINTA
             Megacle.
 LICIDA
                                Dov'è?
 AMINTA
                                                Fra quelle piante
 parmi... No... Non è desso.
 LICIDA
                                                  Ah mi deridi;
 e lo merito, Aminta. Io fui sì cieco
 che in Megacle sperai. (Volendo partire)