L’olimpiade, Venezia, Bettinelli, 1733

 SCENA XI
 
 LICIDA ed ARISTEA
 
 LICIDA
 Che laberinto è questo! Io non l'intendo.
 Semiviva Aristea... Megacle afflitto...
 ARISTEA
840Oh dio.
 LICIDA
                 Ma già quell'alma
 torna agli usati uffici. Apri i bei lumi
 principessa, ben mio.
 ARISTEA
                                          Sposo infedele! (Senza vederlo)
 LICIDA
 Ah non dirmi così. Di mia costanza
 ecco in pegno la destra. (La prende per mano)
 ARISTEA
                                              Almeno... O stelle! (S’avvede non esser Megacle)
845Megacle ov'è? (E ritira la mano)
 LICIDA
                              Partì.
 ARISTEA
                                           Partì l'ingrato!
 Ebbe cor di lasciarmi in questo stato!
 LICIDA
 Il tuo sposo restò.
 ARISTEA
                                   Dunque è perduta (S’alza con impeto)
 l'umanità, la fede,
 l'amore, la pietà? Se questi iniqui
850incenerir non sanno,
 numi, i fulmini vostri in ciel che fanno?
 LICIDA
 Son fuor di me! Di', chi t'offese, o cara?
 Parla. Brami vendetta? Ecco il tuo sposo,
 ecco Licida...
 ARISTEA
                           Oh dei!
855Tu quel Licida sei! Fuggi, t'invola,
 nasconditi da me. Per tua cagione
 perfido mi ritrovo a questo passo.
 LICIDA
 E qual colpa ho commessa? Io son di sasso!
 ARISTEA
 
    Tu me da me dividi,
860barbaro, tu m'uccidi;
 tutto il dolor ch'io sento
 tutto mi vien da te.
 
    No; non sperar mai pace.
 Odio quel cor fallace;
865oggetto di spavento
 sempre sarai per me. (Parte)