L’olimpiade, Venezia, Bettinelli, 1733

 SCENA XV
 
 LICIDA solo
 
 LICIDA
 Con questo ferro indegno (Snuda la spada)
 il sen ti passerò... Folle che dico?
 Che fo? Con chi mi sdegno? Il reo son io,
 io son lo scelerato. In queste vene
980con più ragion l'immergerò. Sì, mori
 Licida sventurato... Ah perché tremi
 timida man? Chi ti ritiene? Ah questa
 è ben miseria estrema. Odio la vita;
 m'atterrisce la morte; e sento intanto
985stracciarmi a brano a brano
 in mille parti il cor. Rabbia, vendetta,
 tenerezza, amicizia,
 pentimento, pietà, vergogna, amore
 mi trafiggono a gara. Ah chi mai vide
990anima lacerata
 da tanti affetti e sì contrari? Io stesso
 non so come si possa
 minacciando tremare, arder gelando,
 piangere in mezzo all'ire,
995bramar la morte, e non saper morire.
 
    Gemo in un punto e fremo;
 fosco mi sembra il giorno;
 ho cento larve intorno;
 ho mille furie in sen.
 
1000   Con la sanguigna face
 m'arde Megera il petto;
 m'empie ogni vena Aletto
 del freddo suo velen. (Parte)
 
 Fine dell’atto secondo