L’olimpiade, Venezia, Bettinelli, 1733

 SCENA II
 
 ALCANDRO e detti
 
 ALCANDRO
 Oh sacrilego! O insano!
 Oh scelerato ardir!
 ARISTEA
                                     Vi sono ancora
 nuovi disastri, Alcandro?
 ALCANDRO
                                                In questo istante
 rinasce il padre tuo.
 ARISTEA
                                       Come?
 ALCANDRO
                                                       Che orrore!
1035Che ruina! Che lutto!
 se 'l ciel nol difendea, ne avrebbe involti!
 ARISTEA
 Perché?
 ALCANDRO
                  Già sai che per costume antico
 questo festivo dì con un solenne
 sacrificio si chiude; or mentre al tempio
1040venia fra' suoi custodi
 la sacra pompa a celebrar Clistene,
 perché non so né da qual parte uscito
 Licida impetuoso
 ci attraversa il cammin. Non vidi mai
1045più terribile aspetto. Armato il braccio,
 nuda la fronte avea, lacero il manto,
 scomposto il crin. Dalle pupille accese
 uscia torbido il guardo; e per le gote
 d'inaridite lagrime segnate
1050traspariva il furore. Urta, rovescia
 i sorpresi custodi. Al re s'avventa:
 «Mori» grida fremendo e gli alza in fronte
 il sacrilego ferro.
 ARISTEA
                                  Oh dio!
 ALCANDRO
                                                   Non cangia
 il re sito o color. Severo il guardo
1055gli ferma in faccia e in grave suon gli dice:
 «Temerario! Che fai?» Vedi se il cielo
 veglia in cura de' re. Gela a que' detti
 il giovane feroce. Il braccio in alto
 sospende a mezzo il colpo; il regio aspetto
1060attonito rimira; impallidisce;
 incomincia a tremar; gli cade il ferro;
 e dal ciglio, che tanto
 minaccioso parea, prorompe il pianto.
 ARISTEA
 Respiro.
 ARGENE
                   O folle!
 AMINTA
                                   O sconsigliato!
 ARISTEA
                                                                Ed ora
1065il genitor che fa?
 ALCANDRO
                                  Di lacci avvolto
 ha il colpevole innanzi.
 AMINTA
                                            (Ah si procuri
 di salvar l'infelice). (Parte)
 MEGACLE
 E Licida che dice?
 ALCANDRO
                                    Alle richieste
 nulla risponde. È reo di morte e pare
1070che nol sappia o nol curi. Ognior piangendo
 il suo Megacle chiama; a tutti il chiede,
 lo vuol da tutti; e fra' suoi labbri, come
 altro non sappia dir, sempre ha quel nome.
 MEGACLE
 Più resister non posso. Al caro amico,
1075per pietà, chi mi guida?
 ARISTEA
                                               Incauto! E quale
 sarebbe il tuo disegno? Il genitore
 sa che tu l'ingannasti;
 sa che Megacle sei. Perdi te stesso
 presentandoti al re; non salvi altrui.
 MEGACLE
1080Col mio principe insieme
 almen mi perderò. (Vuol partire)
 ARISTEA
                                      Senti. E non stimi
 consiglio assai miglior che il padre offeso
 vada a placargli io stessa?
 MEGACLE
                                                 Ah che di tanto
 lusingarmi non so.
 ARISTEA
                                     Sì. Questo ancora
1085per te si faccia.
 MEGACLE
                               O generosa, o grande,
 o pietosa Aristea. Facciano i numi
 quell'alma bella in questa bella spoglia
 lungamente albergar; ben lo diss'io,
 quando pria ti mirai, che tu non eri
1090cosa mortal. Va', mio conforto...
 ARISTEA
                                                           Ah basta;
 non fa d'uopo di tanto.
 Un sol de' guardi tuoi
 mi costringe a voler ciò che tu vuoi.
 
    Caro son tua così
1095che, per virtù d'amor,
 i moti del tuo cor
 risento anch'io.
 
    Mi dolgo al tuo dolor;
 gioisco al tuo gioir;
1100ed ogni tuo desir
 diventa il mio. (Parte)