L’olimpiade, Venezia, Bettinelli, 1733

 SCENA IV
 
 ARGENE, poi AMINTA
 
 ARGENE
 E pure a mio dispetto
 sento pietade anch'io. Tento sdegnarmi,
 n'ho ragion; lo vorrei; ma in mezzo all'ira
1125mentre il labbro minaccia, il cor sospira.
 Sarai debole Argene
 dunque a tal segno? Ah no. Spergiuro! Ingrato!
 Non sarà ver. Detesto
 la mia pietà. Mai più mirar non voglio
1130quel volto ingannator. L'odio; mi piace
 di vederlo punir; trafitto a morte
 se mi cadesse a canto
 non verserei per lui stilla di pianto.
 AMINTA
 Misero dove fuggo? Oh dì funesto!
1135Oh Licida infelice!
 ARGENE
                                     È forse estinto
 quel traditor?
 AMINTA
                             No; ma 'l sarà fra poco.
 ARGENE
 Non lo credere, Aminta. Hanno i malvagi
 molti compagni, onde già mai non sono
 poveri di soccorso.
 AMINTA
                                     Or ti lusinghi.
1140Non v'è più che sperar. Contro di lui
 gridan le leggi; il popolo congiura;
 fremono i sacerdoti. Un sangue chiede
 l'offesa maestà; de' sagrifici
 che una colpa interrompa è il delinquente
1145vittima necessaria. Ha già deciso
 il pubblico consenso. Egli svenato
 fia su l'ara di Giove. Esser vi dee
 l'offeso re presente e al sacerdote
 porgere il sacro acciaro.
 ARGENE
                                              E non potrebbe
1150rivocarsi il decreto?
 AMINTA
                                       E come? Il reo
 già in bianche spoglie è avvolto. Il crin di fiori
 io coronar gli vidi; e il vidi, oh dio,
 incaminarsi al tempio. Ah forse è giunto;
 ah forse adesso, Argene,
1155la bipenne fatal gli apre le vene.
 ARGENE
 Ah no. Povero prence! (Piange)
 AMINTA
 Che giova il pianto?
 ARGENE
                                       Ed Aristea non giunse?
 AMINTA
 Giunse; ma nulla ottenne. Il re non vuole
 o non può compiacerla.
 ARGENE
1160E Megacle?
 AMINTA
                        Il meschino
 ne' custodi s'avvenne
 che ne andavano in traccia. Or l'ascoltai
 chieder fra le catene
 di morir per l'amico. E se non fosse
1165ancor ei delinquente
 ottenuto l'avria. Ma un reo per l'altro
 morir non può.
 ARGENE
                               L'ha procurato almeno!
 O forte! O generoso! Ed io l'ascolto
 senza arrossir? Dunque ha più saldi nodi
1170l'amistà che l'amore? Ah quali io sento
 d'un'emula virtù stimoli al fianco.
 Sì; rendiamoci illustri; infin che dura
 parli il mondo di noi; faccia il mio caso
 meraviglia e pietà; né si ritrovi
1175nell'universo tutto
 chi ripeta il mio nome a ciglio asciutto.
 
    Fiamma ignota nell'alma mi scende;
 sento il nume; m'inspira, m'accende,
 di me stessa mi rende maggior.
 
1180   Ferri, bende, bipenni, ritorte,
 pallid'ombre compagne di morte
 già vi guardo ma senza terror. (Parte)