L’olimpiade, Venezia, Bettinelli, 1733

 SCENA VI
 
  Aspetto esteriore del gran tempio di Giove Olimpico, dal quale si scende per lunga e magnifica scala divisa in diversi piani. Piazza innanzi al medesimo con ara ardente nel mezzo. Bosco all’intorno de’ sacri ulivi silvestri, donde formavansi le corone per gli atleti vincitori.
 
 CLISTENE che scende dal tempio preceduto da numeroso popolo, da’ suoi custodi, da LICIDA in bianca veste, coronato di fiori, da ALCANDRO e dal coro de’ sacerdoti, de’ quali alcuni portano sopra bacili d’oro gli stromenti del sacrificio
 
 CORO
 
    I tuoi strali terror de' mortali
 ah sospendi gran padre de' numi,
 ah deponi gran nume de' re.
 
 PARTE
 
1205   Fumi il tempio del sangue d'un empio
 che oltraggiò con insano furore,
 sommo Giove, un'immago di te.
 
 CORO
 
    I tuoi strali terror de' mortali
 ah sospendi gran padre de' numi,
1210ah deponi gran nume de' re.
 
 PARTE
 
    L'onde chete del pallido Lete
 l'empio varchi, ma il nostro timore,
 ma il suo fallo portando con sé.
 
 CORO
 
    I tuoi strali terror de' mortali
1215ah sospendi gran padre de' numi,
 ah deponi gran nume de' re.
 
 CLISTENE
 Giovane sventurato, ecco vicino
 de' tuoi miseri dì l'ultimo istante.
 Tanta pietade, e mi punisca Giove
1220se adombro il ver, tanta pietà mi fai,
 che non oso mirarti. Il ciel volesse
 che potess'io dissimular l'errore.
 Ma non lo posso, o figlio. Io son custode
 della ragion del trono. Al braccio mio
1225illesa altri la diede;
 e renderla degg'io
 illesa o vendicata a chi succede.
 Obbligo di chi regna
 necessario è così come penoso
1230il dover con misura esser pietoso.
 Pur se nulla ti resta
 a desiar, fuor che la vita, esponi
 libero il tuo desire. Esserne io giuro
 fedele esecutor. Quanto ti piace
1235figlio prescrivi e chiudi i lumi in pace.
 LICIDA
 Padre, che ben di padre,
 non di giudice e re, que' detti sono,
 non merito perdono,
 non lo spero, nol chiedo e nol vorrei.
1240Afflisse i giorni miei
 di tal modo la sorte,
 ch'io la vita pavento e non la morte.
 L'unico de' miei voti
 è il riveder l'amico
1245pria di spirar. Già ch'ei rimase in vita,
 l'ultima grazia imploro
 d'abbracciarlo una volta e lieto io moro.
 CLISTENE
 T'appagherò. Custodi, (Alle guardie)
 Megacle a me.
 ALCANDRO
                             Signor tu piangi? E quale
1250eccessiva pietà l'alma t'ingombra?
 CLISTENE
 Alcandro, lo confesso,
 stupisco di me stesso. Il volto, il ciglio,
 la voce di costui nel cor mi desta
 un palpito improvviso
1255che lo risente in ogni fibra il sangue.
 Fra tutti i miei pensieri
 la cagion ne ricerco e non la trovo.
 Che sarà, giusti dei, questo ch'io pruovo?
 
    Non so donde viene
1260quel tenero affetto,
 quel moto che ignoto
 mi nasce nel petto,
 quel giel che le vene
 scorrendo mi va.
 
1265   Nel seno a destarmi
 sì fieri contrasti
 non parmi che basti
 la sola pietà.