Il Demetrio, Madrid, Mojados, 1751

 IL DEMETRIO
 
 
    Opera drammatica del signor abbate Pietro Metastasio da rappresentarsi nel regio teatro del Buon Ritiro, festeggiandosi il gloriosissimo giorno natalizio di sua maestà cattolica il re nostro signore don Ferdinando VI, anno MDCCLI.
 
 Sacra cattolica real maestà,
    dovendo, signore, comparire su questo vostro regio teatro il Demetrio, opera drammatica dell’illustre poeta Pietro Metastasio, per adempire ancor egli la sua parte nel festivo applauso con cui si celebra il gloriosissimo giorno natalizio di vostra maestà, lo presento a’ vostri piedi reali e con esso lui la fedeltà del mio ossequiosissimo cuore, acciocché dalla sua real clemenza insieme col presentatore sia benignamente accettato. Il maggior pregio ch’ei tiene si è il portare in fronte l’invittissimo nome di vostra maestà né potrei altro maggior trovarne per renderlo più grato e magnifico al vostro reale aspetto ed a quello di sua maestà la regina mia clementissima sovrana, mentre postrato a’ reali piedi di entrambi con fervorosi voti prego il cielo che molti secoli vi conservi e faccia insieme regnare felici.
    A’ piedi di vostra maestà obligatissimo, ossequiosissimo e fedelissimo servitore.
 
    Carlo Broschi Farinelli
 
 
 ARGOMENTO
 
    Demetrio Sotere re di Siria scacciato dal proprio regno dall’usurpatore Alessandro Bala morì esule fra i Cretensi che solo gli rimasero amici nell’avversa fortuna. Prima però della sua fuga consegnò bambino il picciolo Demetrio suo figlio a Fenicio, il più fedele fra i suoi vassalli, perché lo conservasse all’opportunità della vendetta. Crebbe ignoto a sé stesso il principe reale sotto il finto nome d’Alceste, un tempo fra le selve, dove la prudenza di Fenicio il nascose alle ricerche del sudetto Alessandro, e poi in Seleucia appresso all’istesso Fenicio che fece destramente comparire generosità di genio il debito della sua fede. Divenne in breve il creduto Alceste l’ammirazione del regno, tal che fu sollevato a gradi considerabili nella milizia dal suo nemico Alessandro ed ardentemente amato da Cleonice figlia del medesimo, principessa degna di padre più generoso. Quando parve tempo all’attentissimo Fenicio, cominciò a tentar l’animo de’ vassalli, facendo destramente spargere nel popolo che il giovane Demetrio viveva sconosciuto. A questa fama, che dilatossi in un momento, i Cretensi si dichiararono difensori del legitimo principe. Ed Alessandro per estinguer l’incendio prima che fosse maggiore, tentò debellarli ma fu da loro vinto ed ucciso. In questa pugna ritrovossi Alceste per necessità del suo grado militare né per qualche tempo si ebbe in Seleucia più notizia di lui. Onde la morte d’Alessandro tanto desiderata da Fenicio avvenne in tempo inopportuno ai suoi disegni, sì perché Alceste non era in Seleucia, come perché conobbe in tale occasione che l’ambizione de’ grandi, de’ quali ciascuno aspirava alla corona, avrebbe fatto passar per impostore il legitimo erede. Perciò sospirandone il ritorno e sollecitando occultamente il soccorso de’ Cretensi, sospese la pubblicazione del suo segreto. Intanto si convenne fra i pretensori che la principessa Cleonice da loro riconosciuta per regina eleggesse fra loro uno sposo. Questa differì lungamente la scelta sotto vari pretesti, per attender la venuta d’Alceste, il quale opportunamente ritorna, quando l’afflitta regina era sul punto d’eleggere. Quindi per vari accidenti scoperto in Alceste il vero Demetrio, ricupera la corona paterna.
    La scena è in Seleucia.
 
 
 PERSONAGGI
 
 CLEONICE regina di Siria, amante corrisposta di
 (la signora donna Anna Peruzzi, virtuosa di musica al servizio di sua maestà cattolica)
 ALCESTE che poi si scopre Demetrio re di Siria
 (il signor don Giovanni Manzoli, virtuoso di musica al servizio della Real Cappella di sua maestà siciliana)
 BARSENE confidente di Cleonice e amante occulta di Alceste
 (la signora donna Teresa Castellini, virtuosa di musica al servizio di sua maestà cattolica)
 FENICIO grande del regno, tutore di Alceste e padre di
 (il signor don Domenico Panzacchi bolognese)
 OLINTO grande del regno e rivale di Alceste
 (il signor don Francesco Dardocci da Bologna)
 MITRANE capitano delle guardie reali e amico di Fenicio
 (la signora donna Elisabetta Uttini, virtuosa di musica al servizio di sua maestà cattolica)
 
 
 MUTAZIONI DI SCENE
 
    Nell’atto primo: camera con sedia e tavolino da un lato con sopra scettro e corona; luogo magnifico con trono da un lato, sedili in faccia al sudetto trono per li grandi del regno, vista in prospetto del gran porto di Seleucia con molo e navi illuminate per solennizzare l’elezione del nuovo re; giardino interno nel palazzo reale.
    Nell’atto secondo: galleria; gabinetto con sedie.
    Nell’atto terzo: portico della reggia corrispondente alle sponde del mare con barca e marinari; appartamenti terreni di Fenicio dentro la reggia; gran tempio dedicato al Sole con ara e simulacro del medesimo nel mezzo e trono da un lato.
 
    La musica è del signor don Niccolò Iomelli, maestro napolitano.
    Le scene dipinte di vaga e nuova invenzione sono del celebre e rinomato pittore ed architetto signor don Antonio Iolli modonese.
    S’avverte che il presente dramma è stato scorciato non già per correggere la sublime opra di sì grande autore ma solamente per ridurlo a quella brevità che s’è creduta più convenevole. E s’avverte che il duetto è componimento dello stesso signor Metastasio.