Demofoonte, Torino, Reale, 1757

 DEMOFOONTE
 
 
 ARGOMENTO
 
    Regnando Demofoonte nella Chersoneso di Tracia, consultò l’oracolo d’Apollo per intendere quando dovesse aver fine il crudel rito, già dall’oracolo istesso prescritto, di sacrificare ogni anno una vergine innanzi al di lui simulacro e n’ebbe in risposta:
 
 Con voi del ciel si placherà lo sdegno,
 quando noto a sé stesso
 fia l’innocente usurpator d’un regno.
 
    Non poté il re comprenderne l’oscuro senso ed aspettando che il tempo lo rendesse più chiaro si dispose a compire intanto l’annuo sagrifizio, facendo estrarre a sorte dall’urna il nome della sventurata vergine che doveva esser la vittima. Matusio, uno de’ grandi del regno, pretese che Dircea, di cui credevasi padre, non corresse la sorte delle altre, producendo per ragione l’esempio del re medesimo che per non esporre le proprie figlie le teneva lontane di Tracia. Irritato Demofoonte dalla temerità di Matusio, ordina barbaramente che senz’attendere il voto della fortuna sia tratta al sagrifizio l’innocente Dircea.
    Era questa già moglie di Timante, creduto figlio ed erede di Demofoonte; ma occultavano con gran cura i consorti il loro pericoloso imeneo, per un’antica legge di quel regno che condannava a morire qualunque suddita divenisse sposa del real successore. Demofoonte, a cui erano affatto ignote le segrete nozze di Timante con Dircea, avea destinato a lui per isposa la principessa Creusa, impegnando solennemente la propria fede col re di Frigia, padre di lei. Ed in esecuzione di sue promesse, inviò il giovane Cherinto, altro suo figliuolo, a prendere e condurre in Tracia la sposa, richiamando intanto dal campo Timante che di nulla informato volò sollecitamente alla reggia. Giuntovi e compreso il pericoloso stato di sé e della sua Dircea, volle scusarsi e difenderla; ma le scuse appunto, le preghiere, le smanie e le violenze, alle quali trascorse, scopersero al sagace re il loro nascosto imeneo. Timante come colpevole d’aver disubbidito il comando paterno nel ricusar le nozze di Creusa e d’essersi opposto con l’armi a’ decreti reali, Dircea, come rea d’aver contravvenuto alla legge del regno nello sposarsi a Timante, son condannati a morire. Sul punto d’eseguirsi l’inumana sentenza risentì il feroce Demofoonte i moti della paterna pietà, che secondata dalle preghiere di molti, gli svelsero dalle labbra il perdono. Fu avvertito Timante di così felice cambiamento; ma in mezzo a’ trasporti della sua improvvisa allegrezza è sorpreso da chi gli scopre con indubitate prove che Dircea è figlia di Demofoonte. Ed ecco che l’infelice, sollevato appena dall’oppressione delle passate avversità, precipita più miseramente che mai in un abisso di confusione e d’orrore, considerandosi marito della propria germana. Pareva ormai inevitabile la sua disperazione, quando per inaspettata via meglio informato della vera sua condizione, ritrova non esser egli il successore della corona né il figlio di Demofoonte ma bensì di Matusio. Tutto cambia d’aspetto. Libero Timante dal concepito orrore abbraccia la sua consorte. Trovando Demofoonte in Cherinto il vero suo erede, adempie le sue promesse destinandolo sposo alla principessa Creusa; e scoperto in Timante quell’innocente usurpatore di cui l’oracolo oscuramente parlava, resta disciolto anche il regno dall’obbligo funesto dell’annuo crudel sagrifizio (Hyginus, ex Philarcho, liber II).
    Il luogo della scena è la reggia di Demofoonte nella Chersoneso di Tracia.
 
 
 INTERLOCUTORI
 
 DEMOFOONTE re di Tracia
 DIRCEA segreta moglie di Timante
 CREUSA principessa di Frigia, destinata sposa di Timante
 TIMANTE creduto principe ereditario e figlio di Demofoonte
 CHERINTO figlio di Demofoonte, amante di Creusa
 MATUSIO creduto padre di Dircea
 ADRASTO capitano delle guardie reali
 OLINTO fanciullo figlio di Timante