Didone abbandonata, Madrid, Mojados, 1752

 DIDONE ABBANDONATA
 
 
    Opera drammatica da rappresentarsi nel regio teatro del Buon Ritiro, festeggiandosi il gloriosissimo giorno natalizio di sua maestà cattolica il re nostro signore don Ferdinando VI, per comando di sua maestà cattolica la regina nostra signora, l’anno MDCCLII.
 
 Sacra reale cattolica maestà,
    alla memoria del glorioso natale della reale cattolica maestà vostra, cui tributano in questo giorno con invidiabile emulazione voti ed applausi i vostri numerosi regni vassalli, consagra pure il zelo di mia incumbenza la Didone abbandonata, uno dei primi parti drammatici della feconda vena del tanto rinomato abbate Pietro Metastasio, da lui medesimo, senza pregiudizio della nobile tessitura e naturale catastrofe dell’azione, ridotto elegantemente alla brevità dovuta alle circostanze ed al comodo di questo regio teatro. Il presentarne alla maestà vostra la stampa è effetto di quel coraggio che può solo inspirare alla mia cieca ubbidienza il sovrano cenno della maestà della regina mia signora, siccome cagione di mia fiducia per un clementissimo accoglimento è il cumulo sempre maggiore delle distinte grazie che dal generoso cuore di ambedue in me tuttora derivano. Potrei solo diffidare della publica accettazione ma trovo così occupato l’animo di questi fortunati sudditi ad esaltare in sì celebre giorno le sublimi e rare doti, delle quali adornò la maestà vostra a loro vantaggio la benefica mano del creatore, che non posso neppur dubitare di un favorevol giudizio per qualunque debil fatica che da me si destini a rammentarne benché in picciola parte le glorie. Quindi è che pieno di tante ben fondate lusinghe passo ad umiliarmi con profondissima venerazione a’ piedi della reale cattolica maestà vostra obligatissimo, ossequiosissimo e fedelissimo servitore.
 
    Carlo Broschi Farinelli
 
 
 ARGOMENTO
 
    Didone vedova di Sicheo, dopo esserle stato ucciso il marito da Pigmalione suo fratello re di Tiro, fuggì con immense ricchezze in Affrica dove comprato sufficiente terreno edificò Cartagine. Fu ivi richiesta in moglie da molti, e particolarmente da Iarba re de’ Mori, e sempre ricusò, dicendo voler serbar fede al cenere dell’estinto consorte. Intanto Enea troiano, essendo stata distrutta la sua patria da’ Greci, mentre andava in Italia, fu portato da una tempesta nelle sponde dell’Affrica e ricevuto e ristorato da Didone, la quale ardentemente se ne invaghì; ma mentre egli compiacendosi dell’affetto della medesima si tratteneva in Cartagine, fu dagli dei comandato che abbandonasse quel cielo e che proseguisse il suo cammino verso Italia dove gli promettevano che doveva risorgere una nuova Troia. Egli partì e Didone disperatamente, dopo aver invano tentato di trattenerlo, si uccise.
    Tutto ciò si ha da Virgilio, il quale con un felice anacronismo unisce il tempo della fondazione di Cartagine agli errori d’Enea.
    Da Ovidio nel terzo libro de’ Fasti si raccoglie che Iarba s’impadronisse di Cartagine dopo la morte di Didone e che Anna sorella della medesima, la quale chiameremo Selene, fosse occultamente anch’ella invaghita d’Enea.
    Per comodità della rappresentazione si finge che Iarba, curioso di veder Didone, s’introduca in Cartagine come ambasciatore di sé stesso sotto nome di Arbace.
    La scena si finge in Cartagine.
 
 
 PERSONAGGI
 
 DIDONE regina di Cartagine, amante di Enea
 (la signora donna Regina Mingotti napolitana, virtuosa di musica)
 ENEA
 (il signore don Giovanni Manzoli, virtuoso di musica al servizio della Real Cappella di sua maestà siciliana)
 IARBA re de’ Mori sotto nome d’Arbace
 (il signore don Domenico Panzacchi bolognese, virtuoso di musica)
 SELENE sorella di Didone e amante occulta di Enea
 (la signora donna Teresa Castellini, virtuosa di musica al servizio di sua maestà cattolica)
 ARASPE confidente di Iarba ed amante di Selene
 (il signore don Francesco Giovannini, virtuoso di musica al servizio della Cappella Reale di sua maestà cattolica)
 OSMIDA confidente di Didone
 (la segnora donna Elisabetta Uttini virtuosa di musica al servizio di sua maestà cattolica)
 
    Comparse di guardie reali, paggi con Didone, seguaci troiani con Enea, mori con Iarba
 
 
 MUTAZIONI DI SCENE
 
    Nell’atto primo: luogo magnifico destinato per le publiche udienze con trono da un lato, veduta in prospetto della città di Cartagine che sta edificandosi; atrio; tempio di Nettuno con simulacro del medesimo.
    Nell’atto secondo: appartamenti reali con tavolino e sedia; cortile regio; gabinetto con sedie.
    Nell’atto terzo: porto di mare con navi per l’imbarco di Enea; arborata tra la città e il porto; reggia con veduta della città di Cartagine in prospetto che poi s’incendia; reggia di Nettuno.
 
    La musica è del signor don Baltassarro Galluppi detto il Buranello, maestro di musica del pio ospitale de’ Mendicanti in Venezia.
    Le scene dipinte di vaga e nuova invenzione sono del celebre e rinomato pittore ed architetto signor don Antonio Iolli modonese.