dell'orgie venerate il rito arcano?
Non m'ingannai; lo strepito sonoro
parte dal mar. Ma non saprei... Non veggo
che vuol dir, chi lo move... Ah principessa,
eccone la cagion. Due navi, osserva,
Son lungi ancor. (Compariscono in lontano due navi. Sentesi di nuovo il suono delle trombe suddette; tutti partono fuggendo, toltone Achille e Deidamia)
tutto è infestato il mar? Così rapite
al re d'Argo e di Tiro. Ignori forse
perdita ingiuriosa? E che ne freme
invan la Grecia e che domanda invano
l'infida sposa al predator troiano?
insidiose navi... Oh dei! Vien meco.
Di che temi, mia vita? Achille è teco.
Ah taci; alcuno (Guardandosi intorno)
potrebbe udirti; e se scoperto sei,
son perduta, ti perdo. E che direbbe
il genitor deluso? Una donzella
sai che ti crede e si compiace e ride
del nostro amor; ma che sarà, se mai,
se mai scopre che in Pirra Achille adoro?
(Ecco gli amanti). E deggio
sempre così tremar per voi? Vel dissi
pur mille volte; è troppo chiara ormai
sempre dalle compagne; ognun la vede,
ne parla ognuno. Andate al re; son tutte
l'altre già nella reggia.
Il suon guerriero, (Achille intento ad altro non l’ascolta)
che da que' legni uscì, d'armati e d'armi
(Oh come in volto (Piano a Nearco)
già tutto avvampa! Usar conviene ogn'arte
principessa, verrò. Quei legni in porto
Come! Ch'io parta e lasci
te in periglio sì grande? Ah tu, lo vedo,
ne saresti capace; e dal tuo core (Turbata)
misuri il mio. So già, crudele...
Non ti sdegnar. Con un tuo sguardo irato
han le prore adornate. Amiche navi
Nearco, osserva (Tornando indietro)
comparisci alle spoglie, in questo loco
Ma non ti crede (Con isdegno)
ognuno il padre mio? Qual meraviglia
che appresso al genitor resti una figlia?
È ver. (Rimesso parte e poi si ferma come sopra)
è il nascondere Achille!)
Oh se ancor io (Considerando il guerriero ch’è su la nave)
in fronte avessi e quella spada al fianco...
di più vedermi in questa gonna imbelle;
Che dici? Oh stelle! E non rammenti
quanto giova al tuo amor?
pur quanto vuoi. Ma Deidamia intanto
è di Calcide il prence; e Licomede
ch'è tuo quel cor; ma se il rivale accorto
può lusingarla inosservata e sola,
chi sa? Pensaci Achille; ei te l'invola.
Tetide, m'imponesti! Ogni momento
temo scoperto Achille. È ver che amore
lo tiene a fren; ma se una tromba ascolta,
se rimira un guerrier, s'agita, avvampa,
sdegna l'abito imbelle. Or che farebbe,
senza lui non cadrà, che lui domanda
tutta la Grecia armata? Ah tolga il cielo
non venga a ricercarlo... Oh dei! M'inganno?
qui lo conduce? Ah non a caso ei viene.
del genitor d'Achille. È ver che ormai
lungo tempo è trascorso. In ogni caso
negherò d'esser quello. Olà, straniero,
senza dirmi chi sei. Questa è la legge;
S'ubbidisca alla legge; io sono Ulisse.
scusa, eroe generoso. Al re men volo
con sì lieta novella. (Vuol partire)
Odi. E tu sei (Esaminandolo attentamente)
Signor, troppo m'arresti; e il re frattanto
(Ah, ch'io fingea s'è quasi accorto). (Parte)
Rimirasti colui? Sappi che il vidi
di Peleo in corte, ha già molt'anni. Ei finse
patria e nome con noi. Ma già confuso
era alle mie richieste. Ah menzognera
forse non è la fama; in gonna avvolto
qui si nasconde Achille. Arcade, vola
su l'orme di colui. Cerca, dimanda
chi sia, come qui venne, ove dimora,
se alcuno è seco; ogni leggiero indizio
pensa a non dar sospetto ancor lontano.
A un tuo seguace un tal ricordo è vano. (Parte)
comincio a navigar. Per altri forse
quel confuso parlar, quel dubbio volto
poco saria; ma per Ulisse è molto.
Ma se ancor nol vedesti, onde lo sai
su la fé giudicar degli occhi altrui?
nel giardino real; colà fra poco
su la mia fé; tutto è disposto. (Partendo)
il greco ambasciador. Più non opporti,
comanda il genitor, quando consiglia.
All'idol mio mancar di fede? Ah prima
a Deidamia l'ingresso? Io non vorrei
importuno arrivar. Come! Tu sola?
Dov'è lo sposo? A tributarti affetti
Tutto ma non da te. Prova sublime
della bella tua fede. A me, crudele,
celar sì nero arcano? A me che t'amo
più di me stesso? A me che in queste spoglie
avvilito per te... Barbara...
Non m'affligger, ben mio; di queste nozze
nulla seppi finor. Poc'anzi il padre
venne a proporle. Istupidii; m'intesi
Tutto, fuor che lasciarti. E prieghi e pianti
pongansi in uso. Ei cederà, se vuole
salvar la figlia; e quando ancor non ceda,
nulla speri ottener. Fu Achille il primo
che sia l'ultimo Achille. Ah mi vedrai
morir, cor mio, pria che tradirti mai.
Oh dolcissimi accenti! E qual mercede
se possibile è pur, ch'abbi più cura
ogni tuo sguardo, ogni tuo moto. I passi
troppo liberi son; troppo è sicuro
quel tuo girar di ciglio. Ogni cagione
basta a farti sdegnar; né femminili
son poi gli sdegni tuoi. Che più? Se vedi
un elmo, un'asta o se parlar ne senti,
escon dagli occhi tuoi lampi e faville;
Pirra si perde e comparisce Achille.
anche l'opporsi a un genitor. Poss'io
t'ubbidirò. Terrò gli sdegni a freno;
non parlerò più d'armi; e de' tuoi cenni
se più fedele esecutor non sono,
corri in braccio al rival, ch'io ti perdono.
E tu chi sei (Ad Ulisse pieno di sdegno)
di penetrar queste segrete soglie?
E la promessa? (Piano ad Achille)
da lui navi e guerrieri, or che s'affretta
d'unirsi armata alla comun vendetta.
oggi una illustre via. Corrono a questa
impresa anche i più vili.
(Periglioso discorso!) A Licomede,
stranier, quella è la via. (Ad Ulisse) Sieguimi. (Ad Achille)
Amico, (Tornando indietro)
Già ti sieguo. (Oh amor tiranno!)
per tutto mel dipinge o Pirra è Achille.
quel volto avea, me ne rammento. E poi
quel parlar... quegli sguardi... È ver. Ma Ulisse
fidarsi ancor non dee. Posso ingannarmi.
E quando ei sia, pria di parlar bisogna
le circostanze esaminar. Felice
chi varca i fiumi e non ne tenta il guado.
il gran colpo a scoppiar ma sia sicuro.
Che raccogliesti intanto?
Poco, o signor; sol che Nearco è giunto
in questa terra, or compie l'anno; ha seco
una figlia gentil; mostra per essa
gran viaggio a momenti. Odi e dirai...
Ti sieguo, andiam. Non posso dirti il resto. (Ad Arcade. Parte con Nearco)
tutto veder? Ciò che per gli altri è oscuro
chiaro è per lui. No; la natura o l'arte
l'egual mai non formò. Dov'è chi sappia,
com'ei, mostrar tutti gli affetti in volto
senz'avergli nel cor? Chi fra gli accenti
l'anime incatenar? Chi ad ogni istante
cambiar genio, tenor, lingua e sembiante?
Io nol conosco ancor. D'Ulisse al fianco
e ogni giorno al mio sguardo Ulisse è nuovo.
di tue promesse. A Teagene in faccia
non saprai contenerti. Il tuo calore
ti scoprirà. Parti, se m'ami.
lascia ch'io vegga il mio rivale.
T'esponi a gran periglio. Eccolo.
dunque è l'audace? E ho da soffrir?...
fu questo; è già sedato. Or son sicuro.
Non parlerò; tel giuro. (Si ritira in lontano)
Amata figlia, ecco il tuo sposo ed ecco,
ciò che de' pregi tuoi la fama dice
la crede adulatrice; e chi ti mira
la ritrova maligna. Io, che già sono
tuo prigionier, t'offro quest'alma in dono.
(Che temerario!) (Considerando sdegnosamente Teagene, s’avanza senza avvedersene)
non giunge il merto mio. Tanto esaltarlo
non dei... Pirra! Che vuoi? Parti. (Avvedendosi che già Achille è vicino a Teagene)
Non parlo. (Si ritira in lontano come sopra)
Chi è mai questa donzella?
amor di Deidamia. Altre non vide
più tenere compagne il mondo intero.
(Ei parlava da scherzo e disse il vero).
Tu arrossisci? Il tuo rossore intendo.
(Ah se altre spoglie avessi!) (Da sé)
principessa gentil, soffri ch'io spieghi
l'ardor di questo sen; soffri ch'io dica...
Non parlarmi d'amor; ne son nemica.
Deidamia m'accoglie? In che son reo?
Che fu? Sieguasi. (Vuol seguir Deidamia)
Ferma. Ove t'affretti? (Arrestandolo)
Non è permesso. (Risoluto)
(Delle ninfe di Sciro il genio è strano.
ha un non so che, che piace). Odi. Ma dimmi
Dissi abbastanza. (Parte come sopra)
Io basto; e trema. (Con aria feroce)
(Ah mancator, non sei contento ancora?) (Nell’atto che Achille si rivolge per partire, incontra su la scena Deidamia che gli dice sdegnata il verso suddetto e lo lascia confuso)
(Misero! È ver, trascorsi!)
bella ninfa ubbidirti; e per mercede
l'origine saper. Di'... Ma... Sospiri?
Qual cambiamento è il tuo? Parla; rispondi.
Son fuor di me. Quanto son mai vezzose
l'ire in quel volto! Ah forse m'ama e ch'io
siegua un'altra non soffre. E così presto
è amante ed è gelosa? Una donzella
parlar così? Così mostrarsi audace,
intenderla non so; so che mi piace.
signor, già preparai. Son pronti i doni
da presentarsi al re. Mischiai fra quelli
lucido e terso. I tuoi seguaci istrussi
il tumulto guerrier. Spiegami alfine
Tutto ciò che ti giova? E dove? E quando?
a quell'elmo lucente, a quell'usbergo
lo vedrai vaneggiar. Ma quando ascolti
il suon dell'armi, il generoso invito
delle trombe sonore, allor vedrai
scoppiar feroce e palesar sé stesso.
l'indole bellicosa; io so che all'armi
s'avvezzò dalle fasce; e so che invano
genio natio che diventò costume.
salvo appena dal mar, giura il nocchiero
di mai più non partir; sente che l'onde
abbandona le piume e corre al mare.
Hai pur tant'altri indizi.
solo è dubbioso; a questa prova unito
certezza diverrà. Quella è la prova,
dove co' moti suoi parla natura.
ama Deidamia, anche palese, a lei
pria s'astringa a scoprirsi; indi scoperta,
assalirò quell'alma a forza aperta.
fiamme d'onor gli desterò nel seno,
agio a parlargli. È custodito in guisa...
L'occasion s'attenda; e se non giunge,
nascer si faccia. Io tenterò...
Vien Pirra a noi. Parlale adesso.
che venga per sé stessa. Ad altro inteso
mi fingerò. Tu destramente intanto
che la Grecia inviò. Se la mia bella
non lo vietasse, oh qual diletto avrei
di ragionar con lui! Muoverla ad ira
(Che fa?) (Piano ad Arcade)
(Ti mira). (Piano ad Ulisse)
ogni arredo è real. Que' sculti marmi
sembran pieni di vita. Eccoti Alcide
che l'Idra abbatte. Ah gli si vede in volto
lo spirito guerrier. L'anima eccelsa
gli ha l'industre maestro in fronte accolta.
(Guarda se m'ode). (Piano ad Arcade)
(Attentamente ascolta). (Piano ad Ulisse)
solleva Anteo per atterrarlo; e l'arte
qui superò sé stessa. Oh come accende,
di virtude un esempio! Io già vorrei
essere Alcide. Oh generoso, oh grande,
oh magnanimo eroe! Vivrà il tuo nome
(Oh dei! Così non si dirà d'Achille).
(Ed or?) (Piano ad Arcade)
(S'agita e parla). (Piano ad Ulisse)
in gonna avvolto alla sua Iole accanto.
Ah l'artefice errò. Mai non dovea
a questa di viltà memoria indegna
Qui Alcide fa pietà; non è più quello.
(È vero, è vero. Oh mia vergogna estrema!)
(Parmi che frema). (Ad Ulisse)
(Dunque s'assalga). (S’incammina verso Achille)
(Il re. Guarda che tutto (Trattenendolo)
(Ah m'interrompe in sul finir dell'opra).
Pirra, appunto ti bramo, attendi. Ulisse,
vedi che il sol di già tramonta. Onori
invittissimo re. (Vuol ritirarsi)
che a chieder mi venisti, al nuovo giorno
radunate vedrai; vedrai di quanto
superai la richiesta, ed a qual segno
gli amici onoro e un messaggier sì degno.
il magnanimo cor. Da me sapranno
della Frigia infedel principi achei
quanto amico tu sei. Né lieve prova
(Altro quindi io trarrò che navi ed armi).
Vezzosa Pirra, il crederai? Dipende
impiegarti a mio pro, rendi felice
E ben? (Comincia a turbarsi)
tu le insegnassi a rispettar d'un padre,
le facessi osservar, che amor per lui
le inspirassi nel seno, onde l'accolga
com'è il dover d'un'amorosa moglie.
(Questo pur deggio a voi, misere spoglie). (Con ira)
opportuno istromento... Ah Licomede
mal mi conosci. Io?... Numi eterni? Io... Cerca
che soffrir più non posso).
Pirra, i miei sensi. A te mi fido. Ah sia
frutto del tuo sudor la pace mia.
più di riguardi; ho stabilito; adesso
non sperar di sedurmi. Andiamo.
A depor queste vesti. E che? Degg'io
tutti gli anni migliori? E quanti oltraggi
ho da soffrir? Le mie minacce or veggo
ch'altri deride; ingiurioso impiego
or m'odo imporre; or negli esempi altrui
i falli miei rimproverar mi sento.
Son stanco d'arrossirmi ogni momento.
vilissimi consigli. Altri ne intesi
dal tessalo maestro; e allor sapea
abbatter fiere e valicar torrenti.
se in questa gonna effeminato e molle
mi vedesse Chirone! Ove da lui
m'asconderei? Che replicar, se in volto
rigido mi chiedesse: «Ov'è la spada,
ove l'altr'armi, Achille? Ah di mie scuole
che la cetra avvilita ad uso indegno».
Basta, signor; più non m'oppongo; alfine
impacci femminili e corra altrove
a dar del tuo gran cor nobili prove.
priva di te non avrà pace e forse
ne morrà di dolor; ma quando ancora
n'abbia a morir, non t'arrestar per lei;
vagliono la sua vita i tuoi trofei.
potrebbe averne una donzella amante
della sua tenerezza, il sol conforto,
da' suoi sguardi un momento, è già smarrita,
non ha riposo, a ciaschedun ti chiede,
ti vuol da tutti? E in questo punto istesso
come credi che stia? Già non ha pace;
già dubbiosa e tremante...
miracolo d'amor! Si muova all'ira,
è terribile Achille; arte non giova,
forza non basta a raffrenarlo; andrebbe
nudo in mezzo agl'incendi; andrebbe solo
ad affrontar mille nemici e mille.
Pensi a Deidamia, è mansueto Achille.
vil bevanda parrebbe a' labbri miei.
vedi se fido sia di Pirra il core.
(Che strano affetto!) (Guardando Deidamia ed Achille)
(Oh tirannia d'amore!) (Nell’andare a prender la tazza)
Quando da' greci lidi i vostri legni
l'ancora scioglieranno? (Ad Ulisse)
che il soccorso di Sciro.
(Non si trascuri (Un paggio porge la tazza ad Achille; egli nel prenderla sente il discorso artifizioso d’Ulisse e resta attonito ad ascoltarlo)
l'opportuno momento). È di te degna,
gran re, la brama. Ove mirar più mai
tende, navi, cavalli, aste e bandiere?
Tutta Europa v'accorre. Omai son vuote
le selve e le città. Da' padri istessi,
da' vecchi padri invidiata e spinta
corre all'armi fremendo. (Arcade, osserva).
sente stimoli in sen, chi sa che sia
desio di gloria or non rimane. Appena
le vergini, le spose; e alcun, che dura
necessità trattien, col ciel s'adira,
come tutti gli dei l'abbiano in ira.
Questi di poco amor segni non sono?)
(Non ti sdegnar; bell'idol mio, perdono).
l'usata cetra; a lei, Deidamia, imponi
la voce unisca e la maestra mano;
Tu il vuoi? Si faccia. (Oh tirannia d'amore!) (Un paggio gli presenta la cetra ed altri pongono un sedile da un lato della scena a vista della mensa)
Arcade, adesso è tempo. Intendi? (Piano ad Arcade)
Intendo. (Piano ad Ulisse e parte. Achille canta accompagnandosi con la lira)
Questi chi son? (Al comparir de’ doni portati da’ seguaci d’Ulisse, s’interrompe il canto d’Achille)
Son miei seguaci; e al piede
questi per cenno mio piccioli doni
che d'Itaca recai. Lo stile usato
giusto è che siegua anch'io. Se troppo osai,
(Oh ciel! Che miro!) (Avvedendosi dell’armatura che venne fra’ doni)
porpora più vivace. (Ammirando le vesti)
Altri finora (Ammirando i vasi)
L'eoa marina (Ammirando le gemme)
non ha lucide gemme al par di quelle.
Ah chi vide finora armi più belle? (Si leva per andare a vedere più da vicino le armi)
(Che tormento crudele!) (Torna a sedere) (Di dentro)
All'armi, all'armi. (S’ode gran strepito d’armi e d’istromenti militari. Tutti si levano spaventati, solo Achille resta sedendo in atto feroce)
Qual tumulto è mai questo?
Ah corri, Ulisse, (Simulando spavento)
de' tuoi seguaci a raffrenar.
Che avvenne? (Fingendo esser sorpreso)
Non so per qual cagion fra lor s'accese
feroce pugna. Ah qui vedrai fra poco
Fermati principessa. (Parte seguendola) (Di dentro)
All'armi, all'armi. (S’ode strepito d’armi. Licomede snudando la spada corre al tumulto. Fugge ognuno. Ulisse si ritira in disparte con Arcade ad osservare Achille che si leva già invaso d’estro guerriero)
Ove son? Che ascoltai? Mi sento in fronte
le chiome sollevar. Qual nebbia i lumi
offuscando mi va? Che fiamma è questa,
Ah frenar non mi posso; all'armi, all'armi. (S’incammina furioso e poi si ferma, avvedendosi d’avere in mano la cetra)
dunque è l'arme d'Achille? Ah no; la sorte
altre n'offre e più degne. A terra, a terra, (Getta la cetra e va all’armi portate co’ doni d’Ulisse)
vile istromento. All'onorato incarco
torni il braccio avvilito. In questa mano
lampeggi il ferro. Ah ricomincio adesso (Impugna la spada)
a ravvisar me stesso. Ah fossi a fronte
E qual sarà, se non è questo Achille? (Palesandosi)
prole de' numi, invitto Achille, alfine
lascia che al sen ti stringa. Eh non è tempo
di finger più. Sì, tu la speme sei,
tu dell'Asia il terror. Perché reprimi
del magnanimo cor? Son di te degni;
secondagli, signor. Lo so, lo veggo,
raffrenar non ti puoi. Vieni; io ti guido
alle palme, a' trofei. La Grecia armata
non aspetta che te. L'Asia nemica
non trema che al tuo nome. Andiam.
Guidami dove vuoi... Ma... (Si ferma)
ritornar ti vedrà cinto d'allori
tutta avvampa la terra, a tutti ascoso
qui languir tu vorresti in vil riposo?
Diomede espugnò; d'Ettore ottenne
le spoglie Idomeneo; di Priamo il trono
Stenelo, Aiace... E che faceva Achille?
fra l'ancelle di Sciro i giorni sui,
dormendo al suon delle fatiche altrui».
Ah non sia ver; destati alfine; emenda
il grave error; più non soffrir che alcuno
ti miri in queste spoglie. Ah se vedessi
con que' fregi è un guerriero! In questo scudo
lo puoi veder. Guardati, Achille. Dimmi, (Gli leva lo scudo)
ti riconosci? (Presentandogli lo scudo)
Oh vergognosi, oh indegni (Lacerando le vesti)
impacci del valor come finora
tollerar vi potei? Guidami, Ulisse,
l'armi a vestir. Fra questi ceppi avvinto
Sieguimi. (Ho vinto). (S’incamminano)
Anima vile, (Rivolgendosi con isdegno)
più non t'esca da' labbri. I miei rossori
non farmi rammentar. (Partendo)
A lei dirai... (Rivolgendosi)
Eterni dei! Qual fulmine improvviso
strugge ogni mia speranza? Ove m'ascondo
se parte Achille? E chi di Teti all'ira
m'involerà? Tanti sudori, oh stelle!
vani sospetti io già conosco. Ognora
ch'or m'ingannassi. Ah l'ha scoperto Ulisse;
l'ha sedotto; il rapisce.
così partir lo lasci? Ah corri, ah vola...
Misera me! Senti. Son morta. Ah troppo
Io partirò ma invano. (Parte)
Mi lascia Achille! E sarà vero? E come,
pensarlo solo e non morir? Son queste
Le proteste d'amor? Così?... Ma intanto
l'empio scioglie le vele. Andiam, si tenti
di trattenerlo. Il mio dolor capace
di riguardi or non è. Vadasi e quando
né pur questo mi giovi, almen sul lido
spirar mi vegga e parta poi l'infido.
(Oh me infelice! (Con impazienza)
Or non è tempo. (In atto di partire)
Ma per pietà non mi venir d'intorno.
stravaganze sì nuove? A che mi parla
Deidamia così? Delira o cerca
di farmi delirar? Sogno? Son desto?
Dove son mai? Che laberinto è questo?
Achille, or ti conosco. Oh quanta parte
del maestoso tuo real sembiante
defraudavan le vesti! Ecco il guerriero,
ecco l'eroe. Ringiovanita al sole
esce così la nuova serpe; e sembra,
che altera sia delle cambiate spoglie.
Sì, tua mercé, gran duce, io torno in vita,
respiro alfin; ma qual da' lacci appena
disciolto prigionier, dubito ancor
della mia libertà; l'ombre ho sugli occhi
mi sento il suon delle catene intorno.
(Ed Arcade non vien!) (Guardando intorno)
andran del peso lor che quella d'Argo
già del suo non andò; compensa assai
e i tesori di Frisso Achille solo.
appressatevi a terra. (E pur non miro
Arcade ancora). (Come sopra)
queste non son? Come s'emendi Achille
là si vedrà. Cancellerà l'indegne
macchie del nome mio di questa fronte
l'onorato sudor; gli ozi di Sciro
scuserà questa spada; e forse tanto
che parlar non potrà de' falli miei.
Oh sensi! Oh voci! Oh pentimento! Oh ardori
degni d'Achille! E si volea di tanto
fraudar la terra? E si sperò di Sciro
celar furto sì grande? Oh troppo ingiusta,
troppo timida madre! E non previde
ogn'arte è vana, ogni ritegno è poco?
Ulisse, io ti precedo. (S’incammina al mare)
Partiam, signor; t'affretta,
Ma con un cenno almeno...
Oh numi! Ebbra d'amor, cieca di sdegno
Deidamia ci siegue; io non potei
più trattenerla e la prevenni. (Piano ad Ulisse)
Or che s'attende? (Tornando indietro impaziente)
Ma che vuol dir quel tanto (Ad Arcade)
volgerti indietro e rimirar? Che temi?
Signor... Temo... Potrebbe
dunque suo prigionier; dunque pretende...
fuggir gl'inciampi. (Vuol prenderlo per mano)
A me fuggir? (Scostandosi)
le inutili dimore. Al mare, al mare,
Achille, ah dove vai? Fermati, Achille. (Achille si rivolge, vede Deidamia e s’arrestano entrambi guardandosi attentamente senza parlare)
(E la gloria e l'amore ecco a cimento).
(Se a lei rispondi, (Piano ad Achille)
serbavi a tanto amore? Alma sì atroce
celò quel dolce aspetto? Andate adesso,
credule amanti, alle promesse altrui
date pur fé. Quel traditor poc'anzi
mi giurava costanza; in un momento
parte, mi lascia e senza dirmi addio.
mio nemico in un punto? Io che ti feci?
Misera me! Di qual delitto è pena
Due soli accenti. (Ad Ulisse)
traditore o nemico. Eterna fede
giurai; la serberò. Legge d'onore
mi toglie a te; ma tornerò più degno
de' cari affetti tuoi. S'io parto e taccio,
ma timore e pietà. Pietà del tuo
troppo vivo dolor, tema del mio
valor poco sicuro; uno previdi;
non mi fidai dell'altro. Io so che m'ami,
cara, più di te stessa; io sento...
troppo trascorsi. Al grand'amor perdona
i miei trasporti. È ver; sé stesso Achille
ed alle glorie sue. Va'; non pretendo
d'interromperne il corso. Avrai seguaci
gli affetti, i voti miei. Ma già ch'io deggio
restar senza di te, sia meno atroce,
sia men subito il colpo. Abbia la mia
vacillante virtù tempo a raccorre
le forze sue. Chiedo un sol giorno; e poi
vattene in pace. Ah non si niega a' rei
tanto spazio a morir; temer degg'io
Pensi? Non parli? E fisse
Che dici, Ulisse? (Ad Ulisse quasi con timore)
puoi partir, puoi restar, che a me non lice
che a venir ti risolva o parto solo.
Ma... udisti? (Accennandole Ulisse)
Va', ingrato. Addio. (Mostrando partire)
Ferma, Deidamia. (Seguendola)
resta, imbelle; io ti lascio. (Mostrando partire)
A compiacerti... (Oh stelle! (A Deidamia, poi da sé)
È debolezza). A seguitarti... (Oh numi! (Ad Ulisse)
È crudeltà). Sì la mia gloria esige...
No l'amor mio non soffre... Oh gloria! Oh amore!
(È dubbio ancor chi vincerà quel core).
sì picciola pietà pena sì grande,
più non la chiedo. Or da te voglio un dono
ch'è più degno di te. Parti; ma prima
immergi in questo sen. L'opra pietosa
giova ad entrambi. Ad avvezzarti, Achille,
tu cominci alle stragi; io fuggo almeno
un più lungo morir. Tu lieto vai
senz'aver chi t'arresti; io son contenta
se vita mi negò, mi dia la morte.
ah non pianger, mia vita. Ulisse, ormai
non chiede che un sol giorno. Un giorno solo
le glorie a raccontar. Da me sapranno
qual nobile sudor le macchie indegne
lavi del nome suo. Quai scuse illustri
già la tua spada; e di qual serie augusta
va per te di trofei la fama onusta.
più non parlar. Spoglia quell'armi; a Pirra
non sarian che d'impaccio. Olà, rendete
la gonna al nostro eroe; riposi ormai,
che sotto l'elmo ha già sudato assai.
(Vuol destarlo e lo punge).
La gonna a me? (Ad Ulisse)
desti gran prova inver. Non sei capace
a conoscere Achille. Andiam. (Risoluto)
è funesto il restar; Deidamia, addio. (Achille parte risoluto ed ascende il ponte della nave, dove poi s’arresta. Ulisse ed Arcade il van seguendo. Deidamia rimane alcun tempo immobile)
Barbaro! Traditor! Parti? E son questi
gli ultimi tuoi congedi? Ove s'intese
tirannia più crudel? Va', scellerato,
va' pur; fuggi da me; l'ira de' numi
non fuggirai. Se v'è giustizia in cielo,
se v'è pietà, congiureranno a gara
tutti, tutti a punirti. Ombra seguace
vedrò le mie vendette. Io già le godo
immaginando; i fulmini ti veggo
già balenar d'intorno... Ah no, fermate,
vindici dei. Di tanto error se alcuno
risparmiate quel cor, ferite il mio.
s'ei non è più qual era, io son qual fui;
per lui vivea, voglio morir per lui. (Sviene sopra un sasso)
ch'io l'abbandoni in questo stato?
Eh tu pretendi (Sdegnoso)
prove di crudeltà, non di valore.
Scostati, Ulisse. (Si fa strada con impeto e corre a Deidamia)
Principessa, ben mio, sentimi. Oh numi!
L'infelice non ode. Apri le luci,
guardami; Achille è teco.
di sperar più vittoria ora non parmi.
Cediamo il campo. Adopreremo altr'armi. (Parte con Arcade non veduto da Achille)
comincia a respirar. No, mia speranza,
negarmi un giorno solo. Ed or...
io che m'opposi; eccoti il reo... Ma... Come?
Non veggo Ulisse? Ah mi lasciò.
d'Ulisse, ei corre al re; dal re ti vuole,
Questa sventura (S’alza da sedere)
sol mancava fra tante. Ecco palese
al padre il nostro arcano.
nascosto non gli fu. Già Teagene
ritrovò la cagione; al re sen corse;
Che fia di me? Se m'abbandoni, Achille,
in periglio sì grande? Ah no; sarebbe
la prima una viltà. Vivi sicura;
lascia pur di tua sorte a me la cura.
Nearco, io tremo. Ah mi consola!
consolarti poss'io, se son più oppresso,
furon gli affetti miei, voi dissipate
questo nembo crudel. Voi gl'inspiraste;
proteggetegli voi. Se colpa è amore,
ma grande è la mia scusa; Achille amai.
or va', Nearco, insuperbisci. A Teti
sapesti moderar. Vanta gli scaltri
lusinghieri discorsi; ostenta i molli
piacevoli consigli. Ecco perduti
gli accorgimenti e l'arti. Il solo Ulisse
tutto a scompor bastò. Qual astro infido
fu mai quel che lo scorse a questo lido?
gran re, lungo il silenzio. I prieghi miei,
soddisfa alfin. Che ti sospende? È forse
la fé che a me donasti? Ah non son io
tanto incognito a me che oppormi ardisca
a sì grande imeneo. So quanto il mondo
debba quindi aspettar; veggo che in cielo
si preparò; tante vicende insieme
non tesse mai senza mistero il fato.
Che sdegnar ti potria? L'amor? Ma quando
un innocente amor? L'inganno? È Teti
la rea; già fu punita. Ella in tal guisa
il figlio volle e fe' palese il figlio.
la terra esulterà, che mai non vide
tanto valor, tanta bellezza e tante
virtudi unir. Qual di tai sposi il cielo
cura non prenderà, se ne deriva
l'uno e l'altro egualmente? E quai nipoti
attenderne dovrai, se tutti eroi
furon gli avi d'Achille e gli avi tuoi?
in Teagene il mio sostegno?)
suona nell'alma mia che usurpa il loco
a tutt'altro pensier. Che dir poss'io
dell'imeneo richiesto? Il generoso
Teagene l'applaude; il ciel lo vuole;
tu lo domandi, io lo consento. Ammiro
sì strani eventi; e rispettoso in loro
del consiglio immortal gli ordini adoro.
Ah Licomede... Ah Teagene... Andate
custodi ad affrettar. Principe, oh quanto,
quanto ti deggio mai! Padre, signore,
l'esser padre a tal figlio è gran mercede.
Ah vieni, Ulisse; i miei felici eventi
qui mi conduce. Eccelso re, conviene
che, deposto ogni velo, alfin t'esponga
della Grecia il voler. Sappi...
m'è noto; a parte a parte alle richieste
Mia cara sposa, alfine (Incontrandola)
giungesti pur. Non tel diss'io? La sorte
mio re, mio genitor... (Inginocchiandosi)
Sorgi. È soverchio (S’alza)
ciò che dir mi vorresti. Io già de' fati
tutto l'ordine intendo. Una gran lite
compor bisogna; a me s'aspetta; udite.
l'impero ad usurpar pugnano a gara
e la gloria e l'amor. Questo capace
sol di teneri affetti e quella il vuole
tutto sdegni guerrieri. Ingiusti entrambi
chiedon soverchio. E che sarebbe, Ulisse,
il nostro eroe, se respirasse ognora
ira e furor? Qual diverrebbe, o figlia,
sempre in cure d'amor? Dove lo chiama
vada ma sposo tuo. Ti torni al fianco
ma cinto di trofei. Co' suoi riposi
e col sudore i suoi riposi onori.
il bramato da lor laccio tenace;
e la gloria e l'amor tornino in pace.
rivali dei, nuova cagione? Amore
sempre pensò, l'invido Tempo inteso
ad oscurarmi ognor come in un punto
cambia costume e l'uno e l'altro amico
orma in volto non ha dell'odio antico?
Non v'è più sdegno in cielo.
messaggiera è di pace. Oggi dell'Istro
su la sponda real l'anime auguste
stringe nodo immortale. Opra è d'Amore
la fiamma lor; ma di sì bella fiamma
deggio i principi a te. Bastar potea
quella sola a destarla, onde son cinte,
maestosa beltà; ma trarla io volli
da fonti più sublimi. Agli alti sposi
proprie glorie ed avite, e le comuni
vive brame d'onor. L'anime grandi
si ammiraro a vicenda; e sé ciascuna
nell'altra ravvisò. Le rese amanti
tal somiglianza; indi in entrambe Amore
fu cagione ed effetto, in quella guisa
face a face congiunta acquista e rende.
se alimento ha da te, tanto prevale,
tuo seguace son io, non tuo rivale.
tuo nemico chiamar. Come oscurarti
dopo un tale imeneo? Su' grandi esempi
e di Carlo e d'Elisa i regi sposi
formar sé stessi. Or che gli accoppia il cielo,
le cesaree virtù. Qual ombra opporre
a tanto lume? Ah non lo bramo. Altero
son d'esser vinto. a' secoli venturi
dian nome i grandi eredi; io della loro
farò tesoro e ne sarò custode.
Giunse dunque una volta il dì felice
si ragionò, che le speranze accoglie
di tanti regni e che precorso arriva
da tanti voti? Oh lieto dì! Corriamo,
amici dei, della festiva reggia
ad accrescer la pompa. Unir conviene
che in lor destai, somministrar vogl'io
io di questi sarò compagna e duce;
tutti i lor nomi io vestirò di luce.