Metrica: interrogazione
165 settenari (recitativo) in Il re pastore Q 
Bella Elisa? Idol mio? (Vedendo Elisa getta le avene e corre ad incontrarla)
che il campo d'Alessandro
queste amene contrade
non ode amor consiglio.
sicurezza custodi
che sia vendita il dono;
sospirati imenei
          Tu sospiri Aminta?
Che vuol dir quel sospiro?
Contro il destin m'adiro
che sì poco mi fece
amabile, gentile
e mi restò nel core
Oh mia sola, oh mia vera
(Un guerrier!) Che domandi?
ond'io traggo alimento,
sembra a me la mia stella;
le grandezze, gli onori.
E rivali non temo
sonni incomodi e duri.
          Perché?
                           Sedurebbe
ei duce è di guerrieri;
Ma può il ciel di tua sorte
fra' turbini di guerra
Ma sollevar gli oppressi,
render felici i regni,
o m'inganna il desio?)
il sol ben che mi resta,
Ah m'attende Alessandro.
Vuoi seguir, principessa,
No; voi non siete, o dei,
quanto finor credei,
l'idol mio ritrovai;
tranquilla in questa guisa
che fra le gioie estreme...
Dal più fedel vassallo
Che dice? (Ad Aminta)
                      A chi favelli? (Ad Agenore)
Quel generoso sdegno
alla mia fé commise
Oh giubbilo! Oh contento!
T'attende e di sua mano
                    Sì. Non è strano
Sarà. Vadasi intanto
ma pur... No no, tacete
son grato al vostro dono;
t'affretti impaziente
e la sposa e la madre
Mille rischi ho presenti.
Questa del campo greco
co' suoi Greci a consiglio.
egli a me venga.
                                E questo
va'; credi a me. Per ora
Tu non pensi a Tamiri
io voglio ad Alessandro
gli opportuni momenti
non celare ad Aminta
                             No.
                                       Digli (Come sopra)
che le sue mi figuro.
        Da me lungi, oh quanto
penerà l'infelice! (Ad Agenore ma da lontano)
ridir le sue querele...
secondate i miei detti
Ah raggiungerla io voglio. (S’incamina)
Se il regno a te non giova,
Che fai? Sorgi. Ah se m'ami, (Lo solleva)
che di sé m'innamora
Ah te destina il fato
le smanie sue non denno
resta il re di Sidone (Ad Aminta)
Perché ancor non impresse
Soffri che prima al piede
che in eseguirli io provo,
Ama la nuova greggia
il ricercar per quella
e gli agi ed i riposi
alle fiere rapaci
le contumaci agnelle
più allettar con la voce
Sì. Ma in un mar mi veggo
tu prevedi, e mi piace,
spesso non sa chi vuole,
Ma donde un sì gran lume
fate che Aminta in trono
(Or per la mia Tamiri
me fra lunghi riposi,
fuggitiva, raminga
Se Alessandro punisce
                       Avrei potuto
(ah sì; mai più bel nodo (Risoluto da sé)
ch'oggi al nuovo sovrano
Ei salirà sul trono
la gloria al nome mio
Tu impallidisci e taci?
troppo, o numi inclementi,
Agenore infelice
L'impone il ben di un regno,
non sia da me divisa
Ma sai come io l'adoro?
Ma tu non mi rispondi? (Ad Aminta)
Parla. (Ad Agenore)
              Dovrei... Non posso.
T'avvilì la mia sorte.
che a' miei dubbi penosi
il suo vuol ch'io rammenti
Con mille idee d'onore
Secondarlo non posso;
        Come?
                        Il dover mio
Uscite alfine, uscite
trattenuti sospiri
son sodisfatti a pieno;
Agenore quai fole
ch'oggi Aminta a Tamiri
per crederlo capace
ch'ha dell'affanno altrui
Sì dall'istesso Aminta.
che al voler d'Alessandro
cangia ancor tu pensiero;
Non lo speri Alessandro,
la sua sposa son io;
È giusto, o bella ninfa,
Ingegnoso consiglio
Io non voglio imitarti;
confessi a tutti in faccia
D'un regno debitrice (Con ironia)
ad amator sì degno
Perché sì gran novella (Con ironia)
Troppo mi parve ardita
l'idea del dover mio
che sei la mia sovrana.
quando al tuo re la mano
porger m'avrai veduto.
Ove il ciel mi destina.
Che mi vegga felice (Con ironia)
da un suddito fedele.
Misero cor! Credevi
d'aver tutte sofferte
Ancor la più funesta,
perché il re non si vede?
Sei tu la principessa?
Perdonare a' nemici
È gran premio dell'opra
render superbo un trono
Ma sol manca un istante.
Odi. Agenore amante
un'anima sì fida,
Quel che nel caso mio
se usurpar dessi al trono
se merita un gastigo
lieta pur mi paresti
del nuziale invito.
No. Ma tu mi credesti
Dei, qual virtù, qual fede!
d'Alessandro il soccorso
ei vuol vedermi estinta.
Aminta! E qual ragione
È un ingiusto, è un rapace
               Le regie spoglie (Si depongono i bacili a’ piedi di Alessandro)
chi ha di regnar talento;
Che un fido pastorello,
signor, sia con tua pace,
                         Ove son io?
Oh dei! Quando felici
tutti io render pretendo,
la mia fortuna impegno;
In queste spoglie a caso
del tuo regno felice

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