Metrica: interrogazione
67 sineresi in Demofoonte Q  (recitativo) 
Non più, Dircea. Son risoluto.
                                                       Ah meglio
mio spavento non è; Dircea saprebbe
Non dubitar, Dircea. Lascia la cura
che mi stringe a Dircea).
                                               Parlar non osi;
la povera Dircea che tante unite
che al pudico imeneo foste presenti,
Demofoonte è il reo. Doveva il padre
stupir non dee chi l'avvicina al fuoco.
sospirar mi facea d'esserti accanto
sarian degni d'un nume
(Ah scoprì l'imeneo! Son morta). Oh dio!
Dircea mia vita.
                                Ah caro sposo, addio
al mio fianco tu sei.
                                      Dircea, t'affretta.
Dircea non partirà.
                                     Chi l'impedisce?
verso lei che piangea correr sdegnato;
oggi sarà Dircea.
                                 Stelle!
                                               Dall'urna
fosse esposta Dircea, perché produssi
custodite Dircea. (Le guardie la circondano)
                                  Nol dissi, o prence.
è Dircea prigioniera?
                                         Il re l'impone.
sono vane, o Dircea, le tue querele.
a favor di Dircea. Voglio che il padre
(Sì sì, Timante all'imeneo s'astringa
Ne parleremo. Or per Dircea, signore,
la povera Dircea. Misera! Io solo
onde viva Dircea, padre, non dai
tenerezza Dircea, queste eccessive
che un imeneo nascosto... Ah se potessi
non sposerò Dircea; nol bramo. Io chiedo
che in Dircea s'incominci il tuo castigo.
Dircea voglio che mora.
E morendo Dircea...
                                       Né parti ancora?
nol compirà finché Dircea non muore.
m'attendi ascoso. Io con Dircea fra poco
idee di cui bambini altri ci pasce;
Fermatevi. Dircea, che avvenne?
                                                             Alfine
purtroppo ti sarà. Dircea son io;
disperato assistenza e reo perdono.
già Dircea s'incamina;
quel che dovea.
                              Misera me! Consorte,
non s'appressi a Dircea.
                                             Principe, ah cedi.
svenar Dircea sugli occhi
signor con lui. Son io la rea, son queste
al vietato imeneo con le frequenti
Sarete, anime ree, sarete insieme.
                    Addio, Dircea. (Si dividono con intrepidezza ma giunti alla scena tornano a riguardarsi)
                                                 Principe, addio.
quando muore Dircea, serbarmi in vita,
tua Dircea lo propone. Ella ti parla
me con Dircea voleva estinto.
                                                       Il disse;
s'io non vivea per te. Ti rendo, o prence,
non so dove correa.
                                     Gran cose, amico,
Dircea non è mia figlia, è tua germana.
che a Dircea sovrastasse alcun periglio,
germe è Dircea. Demofoonte è il padre,
un vietato imeneo. Le chiome in fronte
Dircea moglie e germana! Ah qual funesta
conosciuta, Dircea. Moti del sangue
Parti, parti, Dircea.
                                     Da te mi scacci
ove non sian viventi, ove sepolta
                         Per que' soavi nodi...
E tu, Dircea, che fai? Di te si tratta;
che passi o scemi. In così rea fortuna
ma non sei reo. Qualunque male è lieve
Son reo purtroppo; e se finor nol fui,
dimenticar Dircea. Sento che l'amo;
che un vero amor, che un imeneo, che un figlio
                           No; non fuggirmi, o sposo;
sicuro tu la tua Dircea; non resta

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