Metrica: interrogazione
47 ottonari in Siroe P1 
   Ancor io penai d'amore,
fui tradito e piansi assai. (A Laodice)
Tu puoi dir tutto il mio core, (A Siroe)
tu lo sai chi mi tradì.
   Non fidarti ad ogni sguardo (A Laodice)
che bugiardo e menzognero
non s'accordi col pensiero.
Ma di te che fido sei
non saprei temer così. (Parte)
   Al torrente che ruina
dalla gelida pendice
sia riparo a un infelice
la tua bella fedeltà.
   Il periglio s'avvicina,
a fuggirlo è incerto il piede,
se gli manca la tua fede
altra scorta un re non ha. (Parte)
   Fra l'orror de la tempesta
che alle stelle il volto imbruna
qualche raggio di fortuna
già comincia a scintillar.
   Doppo sorte sì funesta
sarà placida quest'alma.
E godrà tornata in calma
i perigli a rammentar.
   Deggio a te del giorno i rai
e per te come vorrai
saprò vivere o morir.
   Io vivrò se la mia vita
è riparo a la tua sorte,
io morrò se la mia morte
può dar pace al tuo martir. (Parte)
   Se pugnar non sai col fato
innocente sventurato,
basto solo al gran cimento
quando langue il tuo valor.
   Rende giusto il tradimento
chi punisce il traditor. (Parte)
   Non vi piacque ingiusti dei
ch'io nascessi pastorella,
altra pena or non avrei
che la cura d'un'agnella,
che l'affetto d'un pastor.
   Ma chi nasce in regia cuna
più nemica ha la fortuna,
che nel trono ascosi stanno
e l'inganno ed il timor.

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