Metrica: interrogazione
111 settenari (pezzi chiusi) in Didone abbandonata H 
                Dovrei... Ma no...
L'amore... oh dio! La fé...
Ah! Che parlar non so.
Spiegalo tu per me. (Ad Osmida; parte)
   Dirò che fida sei;
su la mia fé riposa;
sarò per te pietosa;
(per me crudel sarò).
   Sapranno i labbri miei
scoprirgli il tuo desio.
(Ma la mia pena, oh dio!
come nasconderò?) (Parte)
   Fra lo splendor del trono
belle le colpe sono,
perde l'orror l'inganno,
tutto si fa virtù.
   Fuggir con frode il danno
può dubitar se lice
quell'anima infelice
che nacque in servitù. (Parte)
   Quando saprai chi sono,
   Brama lasciar le sponde
quel passeggiero ardente;
fra l'onde poi si pente,
se ad onta del nocchiero
dal lido si partì. (Parte)
   Non ha ragione, ingrato,
da chi giurogli fé?
   Anime innamorate,
   Perfido! Tu lo sai
se in premio un tradimento
   E qual sarà tormento,
se questo mio non è? (Parte)
   Ardi per me fedele,
serba nel cor lo strale
ma non mi dir crudele,
se non avrai mercé.
   Hanno sventura eguale
la tua, la mia costanza;
per te non v'è speranza,
non v'è pietà per me. (Parte)
   Ah! Non lasciarmi, no,
   Di vita mancherei
che viver non potrei
   Tormento il più crudele
d'ogni crudel tormento
è il barbaro momento
che in due divide un cor.
   È affanno sì tiranno
che un'alma nol sostiene.
Ah! Nol provar, Selene,
se nol provasti ancor. (Parte)
   Ogni amator suppone
che della sua ferita
sia la beltà cagione
ma la beltà non è.
   È un bel desio che nasce
allor che men s'aspetta;
si sente che diletta
ma non si sa perché. (Parte)
   Chiamami pur così.
Forse pentita un dì
ma non l'avrai da me.
   Quel barbaro che sprezzi
non placheranno i vezzi;
né soffrirà l'inganno
quel barbaro da te. (Parte)
   Va lusingando amore
gli dice: «Sei felice»;
   Per poco mi consolo;
ma più crudele io sento
poi ritornar quel duolo
che sol per un momento
dall'alma si partì. (Parte)
   A trionfar mi chiama
un bel desio d'onore;
e già sopra il mio core
   Con generosa brama,
fra i rischi e le ruine,
di nuovi allori il crine
io volo a circondar. (Parte)
   Cadrà fra poco in cenere
il tuo nascente impero
e ignota al passeggiero
   Se a te del mio perdono
meno è la morte acerba,
soccorso né pietà. (Parte)
   Vado... Ma dove? Oh dio!
Resto... Ma poi... che fo?
   Tacete, o mie procelle,
di questo soglio al piè,

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