Metrica: interrogazione
51 ottonari in Didone abbandonata R1 
   Son regina e sono amante
e l'impero io sola voglio
del mio soglio e del mio cor.
   Darmi legge invan pretende
chi l'arbitrio a me contende
della gloria e dell'amor. (Parte)
   Tu mi scorgi al gran disegno
e al tuo sdegno, al tuo desio
l'ardir mio ti scorgerà.
   Così rende il fiumicello,
mentre lento il prato ingombra,
alimento all'arboscello
e per l'ombra umor gli dà. (Parte)
   Infelice e sventurato
potrà farmi ingiusto fato;
ma infedele io non sarò.
   La mia fede e l'onor mio
pur fra l'onde dell'obblio
agli Elisi io porterò. (Parte)
   L'augelletto in lacci stretto
perché mai cantar s'ascolta?
Perché spera un'altra volta
di tornare in libertà.
   Nel conflitto sanguinoso
quel guerrier perché non geme?
Perché gode con la speme
quel riposo che non ha. (Parte)
   Fosca nube il sol ricopra
o si scopra il ciel sereno,
non si cangia il cor nel seno,
non si turba il mio pensier.
   Le vicende della sorte
imparai con alma forte
dalle fasce a non temer. (Parte)
   Tacerò, se tu lo brami;
ma fai torto alla mia fede,
se mi chiami traditor.
   Porterò lontano il piede;
ma placati i sdegni tuoi,
so che poi n'avrai rossor. (Parte)
   Va crescendo il mio tormento;
io lo sento e non l'intendo.
Giusti dei, che mai sarà!
   Già si desta la tempesta,
hai nemici i venti e l'onde;
io ti chiamo su le sponde;
e tu resti in mezzo al mar.
   Ma se vinta alfin tu sei
dal furor delle procelle,
non lagnarti delle stelle,
degli dei non ti lagnar. (Parte)

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