Metrica: interrogazione
167 settenari (recitativo) in Il re pastore P2 
Bella Elisa? Idol mio (Venendo Elisa getta l’avene e corre ad incontrarla)
che il campo d'Alessandro
queste amene contrade
non ode amor consiglio,
sicurezza custodi
che sia vendita il dono;
sospirati imenei
          Tu sospiri Aminta?
Che vuol dir quel sospiro?
Contro il destin m'adiro
che sì poco mi fece
amabile e gentile
E mi restò nel core
Oh mia sola, o mia vera
(Un guerrier?) Che dimandi?
ond'io traggo alimento,
sembra a me la mia stella;
le grandezze, gl'onori.
E rivali non temo
sonni incommodi e duri.
          Perché?
                           Sedurebbe
ei duce di guerrieri;
Ma può il ciel di tua sorte
fra i turbini di guerra
Ma sollevar gli oppressi,
render felici i regni,
o m'inganna il desio?)
il sol ben che mi resta
Ah m'attende Alessandro.
Vuoi seguir principessa
No; voi non siete o dei
quanto finor credei
l'idol mio ritrovai;
tranquilla in questa guisa
che fra le gioie estreme...
Dal più fedel vassallo
                     A chi favelli?
Quel generoso sdegno
alla mia fé commise
O giubilo! O contento!
T'attende e di sua mano
                      Sì. Non è strano
Sarà. Vadasi intanto
ma pur... No no, tacete
son grato al vostro dono;
T'affretti impaziente
e la sposa e la madre
Mille rischi ho presenti;
Questa del campo greco
co' suoi Greci a consiglio.
                                E questo
va'; credi a me. Per ora
tu non pensi a Tamiri
io voglio ad Alessandro
gli opportuni momenti
se tardi, io tornerò.
                   Addio. Fra tanto
non celare ad Aminta
                             No.
                                       Digli
che le sue mi figuro.
        Da me lungi oh quanto
penerà l'infelice!
ridir le sue querele...
secondate i miei detti
ah raggiungerla io voglio. (S’incamina)
Se il regno a te non giova,
Che fai! Sorgi. Ah se m'ami (Lo solleva)
che di sé m'innamora
Ah, te destina il fato
le smanie sue non denno
resta il re di Sidone (Ad Aminta)
Perché ancor non impresse
Soffri che prima al piede
che in eseguirgli io provo
ama la nuova greggia
il ricercar per quella
e gli agi ed i riposi
alle fiere rapaci
le contumaci agnelle
più allettar con la voce
Sì. Ma in un mar mi veggo
tu prevedi, e mi piace,
spesso non sa chi vuole,
Ma donde un sì gran lume
fate che Aminta in trono
(Or per la mia Tamiri
me fra lunghi riposi
fuggitiva, raminga,
Se Alessandro punisce
                       Avrei potuto
(ah sì. Mai più bel nodo (Risoluto da sé)
che oggi al nuovo sovrano
Ei salirà sul trono,
la gloria al nome mio
Tu impallidisci! E taci!
troppo o numi inclementi
l'impone il ben d'un regno,
non sia da me divisa,
Ma sai com'io l'adoro?
Ma tu non mi rispondi! (Ad Aminta)
Parla. (Ad Agenore)
              Dovrei... Non posso.
T'avvilì la mia sorte.
che a' miei dubbi penosi
il suo vuol ch'io rammenti
con mille idee d'onore
Secondarlo non posso;
        Come?
                        Il dover mio
Uscite alfine, uscite
trattenuti sospiri
son soddisfatti a pieno;
ch'oggi Aminta a Tamiri
per crederlo capace
che ha dell'affanno altrui
Sì dall'istesso Aminta.
che al voler d'Alessandro
cangia ancor tu pensiero;
Non lo speri Alessandro,
la sua sposa son io;
È giusto o bella ninfa
Ingegnoso consiglio,
Io non voglio imitarti;
confessi a tutti in faccia
D'un regno debitrice (Con ironia)
ad amator sì degno
Perché sì gran novella (Come sopra)
Troppo mi parve ardita
l'idea del dover mio
che sei la mia sovrana.
quando al tuo re la mano
porger m'avrai veduto.
Ove il ciel mi destina.
Che mi vegga felice (Con ironia)
da un suddito fedele.
Misero cor! Credevi
d'aver tutte sofferte
Ancor la più funesta
perché il re non si vede?
Sei tu la principessa?
Perdonare a' nemici
È gran premio dell'opra
render superbo un trono
Ma sol manca un istante.
Odi. Agenore amante
Quel che nel caso mio
se usurpar deesi al trono
se merita un castigo
lieta pur mi paresti
del nuzziale invito.
No. Ma tu mi credesti
Dei? Qual virtù? Qual fede?
d'Alessandro il soccorso
ei vuol vedermi estinta.
Aminta! E qual ragione
È un ingiusto, è un rapace
               Le regie spoglie (Si depongono i bacili a’ piedi d’Alessandro)
chi ha di regnar talento;
Che un fido pastorello,
signor sia con tua pace,
                        Ove son io!
Oh dei! Quando felici
tutti io render pretendo,
la mia fortuna impegno;
In quelle spoglie a caso
del tuo regno felice

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